La notizia del no della Regione al ricorso contro la Buona scuola di Renzi acuisce ulteriormente la protesta degli insegnanti sardi che martedì 22 presidieranno il Consiglio regionale in concomitanza con la discussione in Aula sul tema della scuola, prevista per le 16. Lo annunciano la Cgil e la Flc-Cgil. II sindacato aveva sollecitato il ricorso della Giunta, “soprattutto in virtù della specificità della Sardegna che, con le già pesanti criticità legate alla scuola, alla debolezza dei sistemi locali e alle insufficienze infrastrutturali, è fortemente danneggiata dall’applicazione di criteri e standard imposti da una legge nazionale che tende a cancellare le diversità calpestando, di fatto, gli spazi di autonomia della Regione”, afferma la Cgil. Il ricorso sarebbe uno strumento di pressione importante sul piano politico e istituzionale, insiste il sindacato, annunciando il prosieguo della mobilitazione, motivata anche “dall’assoluta confusione in cui si è avviato l’anno scolastico”. La Cgil, che reitera la richiesta di incontro all’assessore Firino, auspica che dalla discussione in Consiglio emerga una “forte posizione di contrarietà alla riforma e, di conseguenza, l’impegno ad agire con i ricorsi, così come hanno già fatto altre Regioni, ma anche a sollecitare modifiche sostanziali al testo attuale, anche attraverso i decreti attuativi”.
Intanto anche sul fronte politico si registrano delle critiche alla decisione della Giunta. “Trovo la dichiarazione del presidente Pigliaru sulla riforma della scuola di Renzi al limite dell’imbarazzante per la superficialità del giudizio espresso su una questione così rilevante, che avrebbe meritato una battaglia strenua almeno in difesa delle prerogative autonomistiche e una affermazione insindacabile del principio di insularità e specialità della Sardegna”, ha detto il deputato sardo di Sel, Michele Piras, che si dice deluso dal governatore. “Una vera delusione per chi come me ha condotto una aspra battaglia parlamentare e politica che impedisse il peggio di questa legge che – ricorda l’esponente di Sel, uno dei partiti della coalizione di centrosinistra che sostengono la Giunta regionale – contiene un piano assunzionale che impantana in una eterna precarietà decine di migliaia di persone, che introduce elementi di neo autoritarismo come la figura del ‘preside onnipotente’, che impone la deportazione di migliaia di docenti, fra i quali tanti sardi che fra quest’anno e il prossimo faranno le valige per attraversare il mar Tirreno”. “Ci dica allora il presidente se considera positivo che una persona di 45 anni, precaria della scuola da 10-15, che nonostante tutto è riuscita a costruirsi un progetto di vita, ad avere dei figli, ora debba vedersi costretta a mandare all’aria tutto, costretta e ricattata sulla scelta fra una stabilizzazione (tutta da vedere) e la propria famiglia, gli affetti, le amicizie – attacca -. Stiamo parlando di persone in carne ed ossa, che hanno chiesto una mano alla Regione autonoma, che pongono una questione che non può essere liquidata con tanta superficialità senza determinare un problema politico e di relazione di proporzioni enormi”.
“Un docente universitario, presidente di una Giunta composta al 90% da professori, non sa che una legge può essere impugnata nelle parti che si ritengono illegittime, senza intaccare quelle che, secondo lui, sarebbero ‘cose buone’?”, lo domanda invece Ugo Cappellacci, coordinatore di Forza Italia. “Poiché non oseremmo mai pensare ad un caso così clamoroso di ignoranza, resta in piedi solo un’ipotesi: Pigliaru ha una fifa tremenda di affrontare il Governo, perché risponde e obbedisce ai suoi capibastone anziché ai sardi che lo hanno eletto. Del resto un’idea su questo atteggiamento tutt’altro che coraggioso i sardi l’avevano già, visto che la Giunta, ossequiando la volontà di Renzi, ha ritirato tutti i ricorsi presentati nella precedente Legislatura, millantando risultati inesistenti e restando di fatto con un pugno di mosche. Allora il risultato è stata la perdita di centinaia di milioni di euro, oggi la migrazione forzata di molti nostri cervelli. Questi sono i risultati – conclude Cappellacci – di un presidente che difende il Governo dai sardi anziché i sardi dal Governo”.