Mario Nieddu dice addio ai dipendenti regionali. Un ultimo giorno di scuola. Un saluto di commiato con la voce che tradisce una certa emozione. “Senza di voi – ha esordito – questo assessorato sarebbe andato nel pallone più totale e con esso il sistema sanitario regionale. Io sono qui solo per ringraziare voi, siete una squadra eccezionale. Avete dato prova di una capacità di una grande capacità di lavoro, di una grande professionalità”.
Nieddu si è tolto qualche sassolino dalla scarpa. “Credo che alla fine questo ci verrà a tutti insieme riconosciuto“, ha sottolineato difendendo il proprio operato e quello degli uffici. Invece il dentista della Lega è stato fatto fuori nel peggiore dei modi, sia dal presidente Christian Solinas che dal suo stesso capo di partito, Matteo Salvini, che pure sino a pochi giorni fa parlava benissimo della sanità sarda.
L’assessore uscente dice che lui e i dipendenti regionali hanno “mandato avanti un sistema che non era certo attrezzatissimo”. Poi il passaggio più pepato: “Abbiamo dovuto anche lottare contro qualcosa e qualcuno che, anziché collaborare e aiutare, ha messo a volte i bastoni tra le ruote. Ma ai posteri, come diceva il poeta, l’ardua sentenza”. Quindi di nuovo l’omaggio ai dipendenti: “Io sono qui per ringraziarvi di cuore per quello che avete fatto, mi avete dato la possibilità di vivere un’esperienza che io non dimenticherò mai e spero anche voi”.
Voce rotta dall’emozione alla fine, con quel gesto di battere la mano sul tavolo che quasi sembra dargli sollievo, come se lo aiutasse a scacciare la tensione. Nessun accenno, invece, al proprio futuro, oltre la professione da dentista. L’altro giorno si parlava per Nieddu di un incarico a Roma. Ma al momento non c’è nulla di ufficiale. Quel che resta è l’amarezza di un uomo che, al netto di una gestione pessima della sanità, a giudicare dalle proteste, è stato messo alla porta per fare spazio a un amico del presidente, l’ortopedico Carlo Doria, trombato alle urne del 25 settembre. Se Solinas desse le pagelle a Nieddu, dovrebbe bocciare anche se stesso. Quindi si guarda bene dal farlo. (al. car.)
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