È lo scontro ideologico a sinistra. Sono le ‘ramanzine’ dirette a Massimo Zedda, quelle che a campagna elettorale abbondantemente cominciata stanno ripetendo Andrea Murgia e Vindice Lecis, ovvero due dei sette candidati presidente alle Regionali del mese prossimo, di fatto i più diretti sfidanti del sindaco di Cagliari, almeno se si guarda l’elettorato di riferimento (e se non tutto, di sicuro una parte non trascurabile).
La strategia di contrastare Zedda sul piano ideologico nasce da una ragione: Murgia e Lecis sanno bene di non poter sfidare il sindaco sui numeri. Zedda, leader del polo civico-politico di centrosinistra, può contare su 448 candidati divisi in otto liste contro i 60 che corrono insieme a Murgia e i 48 di Lecis. Murgia e Lecis, infatti, si presentano alle urne una sola lista: l’una si chiama AutodetermiNatzione, e raccoglie autonomisti e indipendentisti; l’altra è la Sinistra sarda, formata da Rifondazione e Comunisti. Di qui la scelta di aprire contro Zedda una serie di contestazioni che dovrebbero sfruttare l’insofferenza politica che un certo elettorato ha maturato verso il Pd, uno degli alleati di Zedda.
Lecis, non a caso, dice: “Con Zedda, nulla personale, ma al sindaco di Cagliari non si può non ricordare di aver sostenuto la riforma costituzionale di Renzi. Zedda – prosegue il candidato presidente di Sinistra sarda – è il paravento che il Pd sta utilizzando alle Regionali per garantire la continuità con la Giunta Pigliaru. Tanto che quattro assessori uscenti sono candidati: si tratta di Barbara Argiolas (Turismo), Luigi Arru (Sanità), Pier Luigi Caria (Agricoltura) e Giuseppe Dessena (Cultura e Pubblica istruzione)”. I primi tre corrono col Pd, di cui Argiolas e Arru in quota Soru mentre Caria da renziano; Dessena, ex Sel, è capolista dei Liberi e Uguali nel collegio di Nuoro.
Lecis osserva ancora: “La decisione della Sinistra sarda di non sostenere Zedda e fare la nostra partita è legata anche alle scelte sul lavoro: il Job Act, voluto dal Governo Renzi e sostenuto in continuità da quello Gentiloni, non è la riforma che noi vogliamo per sostenere l’occupazione. In Sardegna non risulta ci sia stata alcuna levata di scudi. Ricordiamo invece da parte del Pd, alleato di Zedda, una scarsa attenzione al territorio. Siamo distanti anche sull’autonomismo: noi crediamo che debba trovare piena applicazione, non essere depotenziato come nella riforma costituzionale, fortunatamente bocciata col referendum”.
Murgia comincia con la stessa premessa di Lecis: “Con Zedda nulla di personale. Ma AutodetermiNatzione, pur essendo una coalizione progressista, rappresenta la discontinuità con la Giunta Pigliaru”. Murgia guida gli indipendentisti di AutodetermiNatzione (uno dei tre blocchi delle urne: gli altri sono Partito dei sardi e Sardi liberi) da ex Pd, di cui è stato non solo un sostenitore della prima ora, ma anche un dirigente (ha fatto parte della segreteria Soru dal 2013 al 2015.
Murgia chiosa: “La nostra coalizione, rappresentata in Consiglio regionale dai RossoMori, ha preso le distanze dalla Giunta Pigliaru perché riteniamo che il centrosinistra tradizionale abbia esaurito la propria capacità propulsiva. È una minestra riscaldata che in questa legislatura ha smesso di funzionare e Zedda ha deciso di esserne l’erede”. Murgia fa alcuni esempi: “Il dibattito sulla legge urbanistica è stato infinito e non ha prodotto nulla. La situazione dei trasporti è drammatica: la continuità territoriale aerea è ferma a un modello inadeguato; quella marittima è frutto di un accordo capestro con lo Stato e su cui la Regione non ha mai messo mano, quando invece servirebbe una tariffa flat per i sardi. Di agricoltura nessuno ne parla, ma il settore sta attraversando una crisi senza precedenti”.
Contattato da Sardinia Post e informato su quanto detto da Murgia e Lecis, Zedda replica: “Due candidati, due bugie”, suona l’incipit. “In primo luogo – è la risposta a Lecis – non ho mai sostenuto la riforma costituzionale e ho sempre dichiarato che dalla mia posizione di sindaco non mi sarei speso durante la campagna referendaria (leggi qui); in secondo luogo il mio partito era all’opposizione del Governo Renzi”.
Zedda chiarisce in seconda battuta: “Stupisce poi che a fare affermazioni di questo tipo siano candidati che, a differenza mia che non ho mai avuto la tessera del Pd, sono stati iscritti al Pd e abbiano fatto parte delle segreterie del partito. Mentre altri tacevano perché hanno avuto parenti negli staff degli assessorati della Giunta Pigliaru sino a qualche mese fa – continua Zedda -, da sindaco ho sempre espresso la mia opinione critica su temi fondamentali come sanità, urbanistica e trasporti. Ricordo a tutti che, a differenza loro, ho una sorella che lavora in Portogallo perché da quando sono sindaco non può presentare curricula da nessuna parte”.
Zedda non fa nomi. Ma il parente che ha ricoperto un incarico nella Giunta Pigliaru è stato Enrico Murgia, fratello di Andrea, sindaco di Seulo e capo di gabinetto dell’assessore Dessena. Così da marzo 2017 alla fine dell’estate 2018, quando il leader di AutodetermiNatzione ha lasciato il Pd per passare con gli indipendentisti.
Non solo: per decisione del sindaco di Cagliari, la coalizione civico-politica di centrosinistra è allargata a movimenti non partitici. E sono tre le liste fuori dal perimetro tradizionale dello schieramento: ‘Noi, la Sardegna con Massimo Zedda’ e ‘Futuro comune’.
Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)