Il Galsi, il progetto del metanodotto italo-algerino abbandonato dalla Regione nel 2014 perché antieconomico, torna al centro del dibattito politico. Due consiglieri del centrodestra, Antonello Peru e Fabio Usai, hanno preso posizione.
Peru, quota Cambiamo del gruppo Udc, è stato il primo, l’altro giorno, a sollecitare un eventuale recupero dell’investimento a cui si oppose con forza soprattutto la Gallura, dove sarebbe stata destinata la centrale di pompaggio. “Il progetto Galsi – ha scritto Peru in una nota – oggi più che mai potrebbe avere un grande valore strategico perché garantirebbe alla Sardegna e all’Italia l’indipendenza energetica dalla Russia”.
L’esponente centrista ha così avanzato la sua proposta alla maggioranza: “È urgentissimo valutare se esistono ancora oggi le condizioni per l’immediata cantierabilità del metanodotto italo-algerino da realizzare entro il 2026 nell’ambito del Pnrr”, il Piano nazionale di ripresa e resilienza che prevede procedure accelerate. Al 2028 è stata spostata infatti la phaseout, ovvero l’uscita dal carbone su cui invece il Governo di Mario Draghi ha deciso di fare affidamento appena la Russia ha invaso l’Ucraina.
Il sardista usai ha protocollato oggi un’interrogazione con la quale chiede alla Giunta di “impegnarsi affinché venga rimodulata la strategia energetica regionale e intervenire per perorare il rilancio del progetto Galsi, quale opera di rilevanza strategica per la riduzione della dipendenza energetica dell’Italia dalla Russia“, è scritto.
Nella campagna elettorale del 2019, uno dei temi che dividevano i candidati era proprio la realizzazione (o meno) della dorsale del metano. Del resto quando nel 2014 la Giunta di Francesco Pigliaru disse ?no’ al Galsi, l’allora governatore precisò che era una rinuncia a quel metanodotto ma non alla gassificazione dell’Isola. L’attuale presidente Christian Solinas l’ha sempre pensata allo stesso modo. Contrari da sempre gli M5s.