Materie prime critiche, la Regione contro il Governo Meloni: “Esproprio ai sardi, ora ricorso alla Corte costituzionale”

“Il Governo, utilizzando impropriamente un decreto legge, dispone una disciplina lesiva non solo del nostro Statuto e delle nostre competenze esclusive in materia di sfruttamento di cave e miniere, ma mina soprattutto la possibilità per noi sardi di tutelare ambiente e paesaggio. Un atteggiamento ricorrente in questi ultimi tempi, pericoloso e incurante degli impatti che tali disposizioni avrebbero sulla Sardegna”. La presidente della Regione va all’attacco del Governo Meloni dopo che la Camera ha approvato il disegno di legge di conversione del decreto legge (numero 84, del 25 giugno 2024) recante “Disposizioni urgenti sulle materie prime critiche di interesse strategico”. La Regione, con l’assessora all’Ambiente, Rosanna Laconi, aveva espresso un parere fortemente contrario all’impostazione del nuovo impianto. Una posizione discussa e condivisa anche con Alessandra Todde e con l’assessore all’Industria, Emanuele Cani.

Il motivo del dissenso nasce dal mancato accoglimento di una serie di emendamenti proposti dalla Regione, per rendere vincolante il parere delle Regioni nel procedimento autorizzativo e a rendere obbligatoria l’intesa per l’approvazione del Piano nazionale delle materie prime critiche. La maggioranza delle altre Regioni ha espresso parere favorevole e poi la Camera ha messo il suggello definitivo. “La nostra opposizione – ha spiegato l’assessora – non si ferma qui. Continueremo a vigilare affinché le esigenze della Sardegna e delle altre Regioni siano rispettate e che il processo decisionale tenga conto delle peculiarità territoriali e ambientali. Il nostro impegno è rivolto a garantire un futuro sostenibile e sicuro per tutti”.

“È stata disarmante la ferma opposizione del Governo nei confronti della Regione Sardegna. È inaccettabile – ha detto Cani, che non si voglia riconoscere il nostro sacrosanto diritto di decidere a casa nostra. Non ci fermeremo”. Quindi l’annuncio: la Regione impugnerà il decreto legge davanti alla Corte costituzionale.

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