“L’Italia non ha ceduto i mari del nord Sardegna alla Francia”, lo afferma in una dichiarazione il senatore del Pd Silvio Lai, dopo le denunce dei deputati Mauro Pili (Unidos) e del senatore della Lega Roberto Calderoli. Così continua il senatore: “Quanto accaduto al peschereccio bloccato dalle autorità transalpine è stato già oggetto di un chiarimento chiesto dal Pd al ministero degli Esteri. Gli stessi francesi si sono già scusati per quello che da loro stessi è stato definito un deprecabile errore. In estrema sintesi: la politica della denuncia ad effetto, urlata e non verificata raggiunge solo obiettivi di effimera ribalta mediatica per chi la propone. Crea inutili allarmismi e non aiuta ad affrontare e risolvere i reali problemi della nostra isola”.
Il fatto. “Che sia avvenuto un episodio grave ai danni di un peschereccio ingiustamente bloccato dalle autorità francesi lo si è appreso grazie all’intervento di una senatrice dl Pd che invece di cercare visibilità negli organi di informazione ha fatto quello che ogni parlamentare dovrebbe fare: chiedere chiarimenti al governo ed in questo caso specifico al ministero degli Esteri. La risposta – ha aggiunto Lai – è stata in parte quella che abbiamo riportato nella premessa. Il sottosegretario Della Vedova ha aggiunto inoltre che l’accordo Italia-Francia sulla delimitazione delle aree non è stato ratificato e dunque non è ancora in vigore e sono in corso ulteriori approfondimenti prima che possa essere avviato l’eventuale iter di ratifica parlamentare. Come dire, bastava forse utilizzare gli stessi canali parlamentari per poter ottenere la stessa risposta già data dal governo al Pd. È giusto ed è normale chiedere chiarimenti e verifiche, perché il caso in oggetto è sicuramente grave, ma questo deve avvenire senza sceneggiate e vittimismi. Come quelle di qualche rappresentante sardo pronto a gridare all’attacco dell’isola per qualunque cosa. Dove è finita, ad esempio, la vicenda del deposito delle scorie in Sardegna, o il fatto che fosse tutto già deciso a luglio poi a settembre e poi a dicembre? Da parte nostra siamo e saremo pronti a difendere il nostro territorio in ogni occasione nella quale si dovesse prefigurare un qualsiasi pregiudizio”.
La denuncia su Facebook. “La Regione non può continuare a dormire, i francesi stanno bloccando i pescatori sardi e questo non solo è fuorilegge ma deve essere impedito con azioni immediate. Per questo motivo deve essere urgentemente impugnato l’accordo fatto dal governo Renzi con la Francia e nel contempo deve essere impedita la ratifica a livello parlamentare”, lo ha detto il deputato di Unidos Mauro Pili, sollecitando la Regione a una presa di posizione, che ha avviato una mobilitazione con oltre 12.000 condivisioni della denuncia su Facebook e con una petizione nazionale sulla piattaforma Change.org con la quale si chiede a Renzi l’immediata revoca dell’accordo.
“Per questo motivo lunedì alle 5:30 nel porto di Golfo Aranci – ha aggiunto Pili – incontrerò i pescatori per avviare le azioni di mobilitazione insieme alle organizzazioni dei pescatori”. “E’ impensabile che una Giunta regionale sia inerme dinanzi ad un fatto di una gravità inaudita che sta generando un’indignazione nazionale durissima verso questo misfatto di Stato. Occorre attivare un immediato raccordo istituzionale con le altre regioni colpite da questo accordo capestro, a partire dalla Liguria. Impugnare questo trattato è un atto dovuto ed obbligato. Se la Regione non lo facesse sarebbe complice non solo di un atto gravissimo sul piano istituzionale ma provocherebbe un danno economico al mondo della pesca sarda senza precedenti. Far diventare francesi i mari a nord fregandosene della Sardegna e dei Sardi è semplicemente inaccettabile”.
L’appoggio Upc. “La svendita del mare della Sardegna, perché di quello si tratta, è un offesa al popolo sardo e a tutto il popolo italiano”, lo afferma il segretario nazionale dell’Unione Popolare Cristiana (Upc) Antonio Satta. “E peggio è che – aggiunge Satta – le popolazioni, le attività produttive che si occupano di pesca non siano state avvisate. Una gaffe così il governo non avrebbe dovuto farla”. Ansa