“Vorrei proprio confrontarmi in un’aula universitaria sul vuoto culturale che sta ammorbando l’Isola, sarei curioso di sentire le ricette di Destra e di Sinistra o dei Movimenti sul male che sta consumando il cuore di giovani e vecchi”. Lo scrive Paolo Maninchedda in un passaggio di un articolato pubblicato sul suo blog ‘Sardegna e libertà’ e intitolato ‘In balìa dell’ignoranza”.
Maninchedda ragiona sulla crisi culturale da indipendentista. E sottolinea: “Oggi in Sardegna i modelli educativi sono di imitazione, di tragica ricerca del riconoscimento e dell’identificazione nei modelli dell’uomo forte, dell’uomo vincente, qualunque sia la sua targa politica, qualunque sia la sua storia, qualunque sia la sua affidabilità”. Il fondatore e leader del Pds chiarisce ancora: “O una società dà un peso ai suoi valori, li iscrive nelle sue istituzioni, li pratica nelle sue famiglie, premia chi li interpreta e sanziona chi li viola, oppure è destinata a perdersi, come per l’appunto si sta perdendo. Nessuno che eserciti una responsabilità è apprezzato. Nessuno che svolga un ragionamento è ascoltato. Nessuno che senta l’urgenza di una resistenza sarda al degrado”.
Maninchedda disegna questo quadro, e qui comincia il passaggio politico, per chiamare “la Sardegna a fare ‘Resistenza’, perché diversamente la sua gioventù si perderà nella violenza, nel degrado, nello scontro”. Di fatto un ennesimo appello di convergenza sui temi attraverso i quali costruire alleanze in vista delle Regionali del prossimo anno. Soprattutto dopo che Maninchedda, l’altro giorno, ha incassato il favorevole richiamo del presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, il quale dall’assemblea del Pd riunita ad Abbasanta ha sollecitato l’apertura di un nuovo dialogo col Pds “senza veti su Maninchedda“, è stata la sottolineatura.