Lo strano “dream” del centrodestra sardo: una legge che elenca tutti i problemi che non ha risolto. INTERVENTO di SiLVANO TAGLIAGAMBE

Che si tratti di un progetto visionario, degno in tutto e per tutto del sogno di Luther King di cinquant’anni fa, non c’è alcun dubbio. E se l’eroe e paladino dei reietti e degli emarginati, promotore dei diritti civili per tutti e dell’uguaglianza razziale, invitava a fare presto dicendo che “quest’ora non è fatta per abbandonarsi al lusso di prendersela calma o di assumere la droga tranquillante del gradualismo”, i suoi intrepidi discepoli sardi prendono questa sua ingiunzione alla lettera, esprimendo il fermo proposito di realizzare il loro sogno in sessanta giorni.

Questa volontà viene esplicitamente espressa nell’ Art. 2 della loro proposta di legge
”Compiti di Sardegna Sviluppo e Promozione”, che dice: “Sardegna Sviluppo e Promozione, entro sessanta giorni dalla sua istituzione, redige l’inventario generale dei prodotti agro-alimentari della Regione, suddivisi in prodotti agricoli, prodotti animali e prodotti industriali alimentari. Inoltre, sempre entro sessanta giorni dalla sua istituzione, redige l’inventario dei prodotti artigianali sardi, dei servizi turistici e delle aziende turistiche”. Questo mitico richiamo ai sessanta giorni è ripreso e ulteriormente ribadito nell’ Art. 8
”Progetti di filiera e di sviluppo locale. Interventi di infrastrutturazione e servizi” in cui troviamo scritto che “La Giunta regionale, entro sessanta giorni dalla approvazione della presente legge, inserisce all’interno della piattaforma regionale di cui all’articolo 5, i progetti di filiera finanziati con la deliberazione della Giunta regionale n. 32/52 del 15 settembre 2010, ne promuove il rilancio e ne istituisce il regolamento di gestione, oltre a promuovere la vendita dei prodotti fuori dalla Sardegna”.

Infine per dare a questo loro esercizio onirico un autentico “tocco di classe” e un afflato ancora più poetico e lirico, ecco l’invito dei 19 proponenti “a considerare quest’isola la vera perla del Mediterraneo, forse anche la mitica Atlantide”, unito al proposito di censire e valorizzare “la vastissima gamma di prodotti emozionali che la Sardegna offre in ogni periodo dell’anno, in modo originale”.

Come si vede un “I have a dream” tale da offuscare persino la carica utopistica dell’originale e da far impallidire il ricordo del grande Martin Luther King, che viene surclassato nella sua esortazione a “tradurre, adesso, in realtà tutte le promesse della democrazia”.
Per noi che lo leggiamo, ammirati da tanto coraggio e capacità progettuale, questo sogno, come spesso le manifestazioni oniriche, costituisce, se letto in controluce e opportunamente interpretato, la concreta espressione di un desiderio represso e di una mancanza. Una sorta di confessione di tutto ciò che avrebbe dovuto essere e non è stato, che si sarebbe dovuto fare e non si è stati minimamente capaci di realizzare, una vera e propria ammissione di colpa e di impotenza.

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