Lo strano “dream” del centrodestra sardo: una legge che elenca tutti i problemi che non ha risolto. INTERVENTO di SiLVANO TAGLIAGAMBE

Cinquant’anni fa, il 28 agosto del 1963, al Lincoln Memorial di Washington, Martin Luther King, al termine della “marcia per il lavoro e la libertà”, pronunciò il suo celebre discorso “I have a dream”, dal forte impatto emotivo e rimasto giustamente celebre nella storia. Il suo passaggio centrale, che ne esprime in pieno il contenuto visionario, è il seguente: “Ho un sogno, che un giorno ogni valle sarà innalzata, ogni monte e ogni collina saranno abbassati, i luoghi scoscesi diventeranno piani, e i luoghi tortuosi diventeranno dritti, e la gloria del Signore sarà rivelata, e tutte le creature la vedranno insieme. Questa è la nostra speranza”.

Per commemorare degnamente questa tappa cruciale della rivendicazione dei diritti civili e della traduzione in realtà delle promesse della democrazia americana, contenute nel “Proclama dell’emancipazione”, 19 intrepidi consiglieri sardi del Pdl hanno ritenuto di dovere, a loro volta, proporre un loro sogno visionario. Considerando troppo arduo innalzare le valli e abbassare i monti e le colline si sono accontentati di applicare il loro sogno palingenetico di ribaltamento totale dell’esistente alla regione Sardegna, al fine di stimolarne “lo sviluppo integrale mediante la promozione e la valorizzazione dell’intero sistema produttivo isolano e della coesione sociale”.

Hanno così presentato il 31 luglio di quest’anno, proprio in prossimità del 50° anniversario del discorso di Luther King, una loro proposta di legge, la n. 549, che ne vuole attualizzare e contestualizzare il messaggio conservandone la tensione utopistica. Fortemente nutriti di cultura classica e memori dell’insegnamento di Archimede, che secondo la leggenda dopo aver scoperto la seconda legge sulle leve avrebbe esclamato: “datemi una leva e vi solleverò il mondo”, hanno ritenuto di avere finalmente individuato lo strumento che può mettere in condizione gli uomini che lo conoscono di superare qualsiasi ostacolo e di sollevare se non il mondo (impresa, anche questa, ritenuta eccessivamente difficoltosa, come il proposito di raddrizzare le montagne) almeno le istituzioni regionali Questa leva è stata da loro individuata nell’ente regionale Sardegna Promozione, opportunamente modificato e potenziato “al fine di ampliare le sue competenze, e permettergli di dare ordine ai settori produttivi sardi, di incentivarli e rafforzarli, anche nell’ottica di una potenziale internazionalizzazione degli stessi”.

Il messaggio è chiaro e rivoluzionario quanto il comizio del pastore protestante, politico e attivista statunitense al quale si ispira e implicitamente si richiama. E se il loro maestro se la prendeva con “lo stato del Mississipi, dove si patisce il caldo afoso dell’ingiustizia, il caldo afoso dell’oppressione” e sognava di “trasformarlo in un’oasi di libertà e di giustizia” i 19 fedeli discepoli se la prendono con i lacci e lacciuoli e le pastoie burocratiche dell’apparato amministrativo regionale e sognano un organismo agile e snello al quale affidare “un ruolo di regia nella realizzazione del progetto” al quale pensano.

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