Dopo le recenti polemiche con lo Stato che ha proibito la doppia dicitura, in italiano e in sardo, della toponomastica nei Comuni, il Psd’Az ha presentato, in Consiglio regionale, una legge di revisione costituzionale dello Statuto autonomistico isolano che parifica la lingua sarda a quella italiana, inserendola a pieno titolo come ”ufficiale” nella Carta del 1948.
La legge, costituita da un solo articolo, tutela e offre lo stesso riconoscimento anche al catalano, parlato ad Alghero, al gallurese, al sassarese e al tabarchino (Carloforte). La prima conseguenza pratica dovrà essere, oltre all’utilizzo corrente negli atti della pubblica amministrazione, come accade in Alto Adige o in Valle d’Aosta, l’insegnamento obbligatorio della lingua sarda nelle scuole.
”E’ un problema che tutte le forze politiche del Consiglio regionale devono affrontare – ha spiegato il presidente dei Quattro Mori, Giacomo Sanna – è maturato il momento che anche i parlamentari si esprimano perché esiste un deficit in uno dei canali preferenziali: nel Comitato parlamentare per le riforme costituzionali non è presente nessun sardo”.
Secondo Sanna ”questo lavoro sarebbe dovuto esser fatto dall’assemblea costituente, ma non c’è stata e non c’è la volontà di istituirla”. Resta ancora aperta la discussione su quale variante della lingua possa esser utilizzata in tutti i territori. Secondo Christian Solinas ”è da oltre un secolo che si discute delle varianti. Le complicazioni, però, sono più dei nostri tempi. Oggi però l’importante è non assistere inermi a quello che sta succedendo e rialzare il volume sulla questione”.