Legge sugli appalti, bocciati tre articoli. Consulta: doppioni con norme nazionali

La Corte Costituzionale cassa tre articoli della legge sugli appalti della Regione Sardegna della Giunta di Francesco Pigliaru, “Nuove norme in materia di contratti pubblici di lavori, servizi e forniture”, approvata dal Consiglio regionale a marzo 2018 su proposta dell’allora assessore dei Lavori pubblici Paolo Maninchedda. Una legge che aveva anche istituito una società di progettazione per accelerare le opere da realizzare nell’Isola, in particolare le strade, da cui l’impropria denominazione di Anas sarda.

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Secondo la Consulta – chiamata in causa da un ricorso del Consiglio dei ministri che aveva comunque fatto salva l’Anas in chiave regionale – sono costituzionalmente illegittimi tre articoli sui quattro censurati dal Governo. In particolare quelli che riguardano l’istituzione dell’Albo telematico regionale dei commissari di gara e alcuni aspetti della nomina delle commissioni giudicatrici, oltre all’articolo che mette in capo alla Giunta l’emanazione delle linee guida e del codice di buone pratiche. Inoltre viene bocciato l’articolo sulla qualificazione delle stazioni appaltanti affidato alla Giunta, parallelo e distinto rispetto a quello nazionale. Tutti aspetti che, secondo i giudici costituzionali, sono già attribuiti all’Autorità nazionale anticorruzione (Anac). La Corte ha, però, salvato l’articolo sulla nomina di responsabili di fasi o “sub-procedimenti” coordinati dal responsabile unico all’interno dell’iter per una gara d’appalto.

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