di Matteo Sau
Ritorna in auge il dibattito sulla legge elettorale sarda, un po’ come le comete che periodicamente sorvolano la galassia politica isolana. A tentare un nuovo affondo per cambiare le regole per eleggere il presidente della Regione e il Consiglio regionale sono movimenti e piccoli partiti, di fatto i soggetti tagliati fuori dalla competizione per i meccanismi di elezione.
L’obiettivo è smantellare un testo che solo nella scorsa tornata elettorale ha avuto l’introduzione della doppia preferenza di genere dopo una prima bocciatura a scrutinio segreto che aveva fatto gridare allo scandalo e arrossire i consiglieri regionali presenti alla votazione.
La legge elettorale regionale si porta dietro una dote negativa che riguarda i tempi e le difficoltà di attribuzione dei seggi e il fatto che sulla carta i territori hanno diritto a un numero deciso di rappresentanti ma poi i calcoli modificano queste cifre, diminuendo i consiglieri regionali di alcuni collegi a favore di altri.
I movimenti che cominceranno la loro battaglia a due anni dalle prossime elezioni regionali partono da una tesi: “La legge è antidemocratica”. I primi capi di imputazione riguardano le soglie di sbarramento. Il testo, infatti, prevede che per entrare nel computo della ripartizione dei seggi si debba superare il 10 per cento per le coalizioni e il 5 per cento per la singola lista. Uno sforzo notevole soprattutto per i partiti più piccoli che o sono costretti a far parte di una coalizione, col rischio di aderire a un progetto pragmatico più che politico, oppure a tentare l’impossibile con la soglia del 5 per cento da raggiungere.
Sulla carta questa regola favorisce un bipolarismo granitico anche se è doveroso ricordare che alle Regionali del 2019 questo meccanismo è stato sgretolato visto che il Movimento 5 stelle, sulla scia del risultato delle elezioni politiche in cui in Sardegna fece il pieno di seggi, ha eletto cinque consiglieri regionali e instaurando il terzo polo nel palazzo di via Roma.
Associazioni e movimento sostengono che la formazione dell’assemblea sarda non rispetti tutte le anime politiche dell’Isola lasciando molti cittadini privi di rappresentanza o comune della speranza che questa possa sedere in uno degli scranni del Consiglio regionale. Questo dà vita a un progressivo disinteresse verso l’appuntamento elettorale che fa registrare affluenze decisamente sotto la media.
L’altra questione riguarda il premio di maggioranza a chi vince le elezioni, ideato per garantire stabilità al governo della Regione e il voto disgiunto che permette all’elettore di parcellizzare la propria volontà. “Tale alchimia – spiegano i portavoce della protesta – non trova giustificazione né logica né politica”.
Infine, c’è anche la questione che riguarda il candidato presidente che arriva dopo i primi due nella competizione elettorale che viene escluso dall’assemblea dopo essere stato il portabandiera di uno schieramento. È accaduto a Francesco Desogus (che compare tra le firme del documento di protesta), candidato con i Cinque stelle, arrivato dopo Solinas e Massimo Zedda, che è stato escluso dal Consiglio regionale a differenza dei candidati consiglieri.
La proposta è una riforma che guardi al proporzionale e quindi alla formazione di un’assemblea sulla base reale dei voti presi da ogni singola forza politica. “Non ci devono essere quote di sbarramento se non quelle naturali derivate dal numero dei seggi da attribuire in Consiglio Regionale, senza premi di maggioranza, superando l’elezione diretta del presidente. Sarebbe sufficiente introdurre meccanismi di stabilizzazione già presenti in altri sistemi elettorali che non distorcano la volontà popolare (quali la sfiducia costruttiva) e con l’adozione di norme efficaci che garantiscano la parità di genere in consiglio regionale.
Ecco l’elenco dei firmatari del documento:
Lucia Chessa segretaria nazionale Partito RossoMori
Davide Meloni segretario regionale Partito Comunista Italiano
Enrico Lai segretario regionale Partito Rifondazione Comunista
Salvatore Multinu segretario regionale Sinistra Italiana Sardegna
Progetu Republica
Simonetta Satta per Comitato Cittadini Liberi Sardegna
Roberto Loddo per Il Manifesto Sardo
Antonio Muscas per Assemblea Permanente di Villacidro
Giovanni Fancello per Potere al Popolo
Graziano Pintori per Anpi Nuoro
Stefano Puddu Crespellani Esponente dei movimenti per l’autodeterminazione, in Catalogna e in Sardegna.
Francesco Desogus candidato presidente per i 5 stelle alle elezioni regionali del 2019
Luca Pizzuto segretario regionale di Articolo 1