Rischia di essere un autunno ‘caldo’ quello del lavoro in Sardegna. Almeno secondo l’umore di Cgil, Cisl e Uil, che durante la manifestazione di oggi hanno mandato un primo avviso alla Giunta guidata da Christian Solinas. Infatti il messaggio è chiaro: “Pronti alla mobilitazione – ha detto Michele Carrus, segretario regionale della Cgil – questa giunta deve cambiare passo, oppure trarre le conseguenze”. I sindacati si sono riuniti alla fiera campionaria di Cagliari per la manifestazione dal titolo significativo, ‘Ripartire dal lavoro’ per discutere e di fatto invitare la Regione a confrontarsi con i rappresentanti dei lavoratori, con i Comuni e con il tessuto produttivo sui progetti di ripartenza post-Covid. “Non c’è stata capacità di gestire l’emergenza. La Regione ha ha aperto le discoteche e ci siano ritrovati di nuovo il problema dei contagi e ha pensato di risolvere tutto con decreti inapplicabili“. Carrus, poi, propone di guardare al futuro perché “nei prossimi sette anni arriveranno in Sardegna risorse per lo sviluppo dai 9,5 ai 12 miliardi, ma servono idee – dice -. Puntiamo sui settori produttivi, perché ancora produciamo troppo poco e cerchiamo di risolvere i problemi legati alle infrastrutture e ai trasporti. Questa gestione della continuità è un fallimento di questa Giunta”.
Sulla stessa linea il segretario generale della Cisl, Gavino Carta: “La Sardegna, come dimostrano gli indicatori della crisi nell’Isola, vive un momento di recessione economica e produttiva, di crollo delle opportunità lavorative e di povertà diffusa”. Il mercato del lavoro, causa Covid-19 – secondo i dati Cisl – ha registrato nei primi quattro mesi del 2020 un crollo delle chiamate e la Sardegna occupa la 147esima posizione nella classifica delle 241 regioni della Ue. All’attacco anche la Uil. “Bisogna ripartire dalle politiche attive del lavoro – ha detto la segretaria Francesca Ticca – va bene l’assistenza ma ora bisogna riprendere con i saperi e le conoscenze partendo dalla scuola. Bisogna puntare sulle infrastrutture, soprattutto sui porti perché siamo in un’Isola e non abbiamo alternative”.