L’appello degli ambientalisti: “Il Ministero blocchi il nuovo Piano paesaggistico”

Il ministero per i Beni e attività culturali fermi l’efficacia provvisoria del Piano paesaggistico della Sardegna (Pps) adottato alcune settimane fa dalla Giunta Cappellacci. Lo chiedono le associazioni ecologiste Amici della Terra, Lega per l’abolizione della caccia e Gruppo d’intervento giuridico denunciando presunte illegittimità nel documento e un profondo stravolgimento delle regole del vecchio Piano varato nel 2006 dall’allora governatore Renato Soru.

Le tre associazioni sollecitano “l’adozione di formali provvedimenti di contestazione in sede amministrativa e giudiziaria” nei confronti della deliberazione della Giunta del 25 ottobre scorso e invitano le varie Soprintendenze ad emanare pareri negativi nel corso delle procedure di autorizzazione paesaggistiche necessarie per legge. Ricordando che la revisione del Piano è avvenuta senza la positiva conclusione del processo di co-pianificazione con il ministero, gli ambientalisti sottolineano che anche in questa fase provvisoria le norme tecniche di attuazione “consentono la radicale modifica di beni paesaggistici tutelati dalla legge“.

Anche il Fai prende posizione contro le nuove regole, figlie, denuncia il presidente Andrea Carandini, “di un atto amministrativo non giustificato, un’azione unilaterale fuori dalla co-pianificazione con il ministro”. “Il Ppr del 2006 – spiega il dirigente del Fai – è stato il primo Piano paesaggistico innovativo in Italia. In esso è contenuta la felice idea di considerare la fascia costiera come un unicum degno della massima tutela, in quanto bene che appartiene ai sardi e alla comunità nazionale. Con l’approvazione preliminare della Giunta regionale del 25 ottobre, si è invece rotto questo principio e si è tornati a quella visione frantumata che ha consentito di distruggere pezzi pregiatissimi del territorio, sacrificandolo alla speculazione edilizia”. Il Fondo si augura, quindi, che il governatore Cappellacci torni sui suoi passi e voglia recedere dal proseguire nello strappo con gli organismi dello Stato demandati dalla Costituzione a far osservare il bene e l’interesse comuni”.

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