Niente fattura da girare alla Difesa per i roghi dello scorso settembre nella base militare di Capo Frasca, costa occidentale della Sardegna. La smentita del governo Renzi appare per bocca del sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano. Il 9 settembre 2014, riferendo in Consiglio regionale sul grave incidente avvenuto nel poligono militare di Capo Frasca (https://goo.gl/bh77Tb) fu lo stesso presidente della Regione, Francesco Pigliaru, a dire: ‘Per due giorni sono bruciati circa 33 ettari, in gran parte di macchia mediterranea, e l’elicottero ha effettuato 86 lanci. Da una prima stima il costo dell’intervento da parte della Regione supera i 20mila euro, che naturalmente verranno fatturati al Ministero della difesa italiana’.
Niente spese da rimborsare, dunque. La risposta testuale del sottosegretario arriva a precisa questione sollevata da un’interrogazione parlamentare presentata dal senatore del movimento 5 stelle Roberto Cotti. La domanda è chiara: la Regione autonoma della Sardegna ha inoltrato alla Difesa la richiesta di rimborso per gli incendi del 3 e 4 settembre a Capo Frasca? Formalmente non è arrivato nulla, ribadiscono da Roma. Così, testualmente il sottosegretario Alfano: “Relativamente alla richiesta per il rimborso delle spese sostenute per gli interventi di spegnimento avanzata dalla Sardegna nei confronti della Difesa, rileva che non risulta formalizzata, ad oggi, alcuna richiesta di indennizzo a fronte dell’intervento di un elicottero dei Vigili del fuoco”. (https://goo.gl/Izh20o)
Canone o non canone? L’interrogazione parlamentare, a prima firma Cotti (https://goo.gl/YMO3A8), sottoscritta da altri 20 parlamentari del M5S, ha chiamato in causa il ministro Roberta Pinotti proprio sulle modalità con cui normalmente l’amministrazione militare italiana concede l’utilizzo dei poligoni militari sardi a Forze armate di altri paesi e più in generale della Nato. A questo riguardo è stato chiesto in cosa consistano i cosiddetti “Accordi tecnici” tra il ministero della Difesa italiano e quello tedesco per l’uso del poligono di Capo Frasca, e in particolare quando e da chi siano stati sottoscritti, ovvero se prevedano l’esborso di canoni e corrispettivi economici da parte delle Forze armate tedesche e come vengano eventualmente reimpiegati tali proventi sul territorio sardo. La risposta del governo, ancora una volta, è stata generica, ma anche rivelatrice di un modo di fare esercitazioni militari nell’Isola.
Nessun canone, ma elargizioni tedesche. Così il sottosegretario Gioacchino Alfano (che si è ben guardato dal dettagliare i benefici, diretti e indiretti, sull’economia sarda): “Per quanto concerne gli accordi tecnici, quello esistente tra i Ministeri della difesa italiano e tedesco, riguardante l’uso del poligono di Capo Frasca, è il Technical Arrangement dell’Air Weapon Training Installation. Il testo prevede che il co-utente tedesco contribuisca nella misura del 50 per cento alle spese sostenute dalla Forza armata per il funzionamento di quasi tutti i settori della base di Decimomannu, incluso il poligono di Capo Frasca. Inoltre, proprio a seguito dell’evento e del carattere di eccezionalità dello stesso, le forze aeree tedesche hanno mostrato disponibilità a cofinanziare le predisposizioni atte a incrementare la protezione antincendio sul citato poligono. Infine, anche se per l’utilizzo dei poligoni non sia previsto il pagamento di una specifica quota di affitto, il Governo tedesco, nel 2013 (ultimo esercizio finanziario consolidato e disponibile), ha versato, complessivamente, poco più di 19 milioni di euro, con effetti benefici, diretti ed indiretti, sull’economia locale”.
Le esercitazioni in luoghi protetti. Con l’interrogazione è stato inoltre chiesto se in sede di autotutela la Difesa intendesse o meno inibire le attività militari e addestrative nei poligoni militari ricompresi in siti di importanza comunitaria appartenenti alla Rete Natura 2000 (che tutela le aree naturali rilevanti ai sensi delle normative comunitarie per la salvaguardia degli habitat e dell’avifauna selvatica), tanto più in assenza di positiva conclusione della procedura di V.INC.A, (Valutazione d’Incidenza Ambientale).
Ecco la risposta che, in considerazione dei danni fisici e ambientali sofferti dal territorio sardo, suona piuttosto elusiva: “La Difesa non si è mai sottratta alla disponibilità di incontri specifici con le competenti Autorità regionali, per definire appositi accordi o convenzioni al fine di minimizzare ogni possibile impatto per l’habitat. Nel caso, ad esempio, del poligono di Capo Teulada, la regione Sardegna ha infatti comunicato al ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare che è in fase avanzata la procedura di valutazione ambientale strategica per il piano di gestione del SIC “Capo Teulada”, che, a sua volta,contiene le misure di conservazione previste dalla Direttiva 92/43/CEE del 1992, in materia di valutazione di incidenza ambientale. Inoltre, sono stati inseriti, nell’ultima versione del documento, due interventi volti a regolamentare e gestire le attività del poligono militare, nonché ad attivare un tavolo di consultazione tra il comune di Teulada e il poligono militare sulla gestione naturalistica del complesso”. Insomma, avanti tutta.
E la Sardegna paga il conto. “Davanti alla scandalosa assenza di un contratto di locazione ho lamentato la scarsa trasparenza e volontà di aumentare il corrispettivo economico per le semplici spese gestionali del poligono da parte di Forze armate straniere”, così a SardiniaPost il senatore del M5S, Roberto Cotti. E denuncia anche: “L’assoluto silenzio sull’impiego dei relativi introiti economici che, a mio modesto avviso, non sono quasi mai utilizzati a favore della Regione Sardegna o delle comunità locali, a differenza di quanto genericamente affermato dal sottosegretario Alfano”. Spiace poi dover prendere atto – aggiunge ancora Cotti – della mancata richiesta di indennizzo della Regione Sardegna per i gravi fatti di Capo Frasca”. “Per questi motivi – conclude Cotti – mi sono dichiarato assolutamente insoddisfatto delle risposte ricevute dal sottosegretario Gioacchino Alfano e mi riprometto la presentazione a breve di altre interrogazioni per fare piena luce sul contenuto del Technical Arrangement dell’Air Weapon Training Installation, rinnovato dal Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica il 5 febbraio 2013, su cui si continua a non dettagliarne il contenuto”.