La lunga storia delle Province e le grandi manovre per le prossime elezioni

La corsa è già iniziata e la questione da chiarire è solo una: elezioni dirette con pallino agli elettori oppure di secondo livello in capo a sindaci e consiglieri comunali. Perché partiti e movimenti sono già al lavoro in vista delle prossime elezioni provinciali.

La norma approvata dalla Regione per il riassetto degli Enti locali cambia nuovamente lo scenario mutato più volte e  si tratta di capire le regole del gioco perché, a quel punto si costruiranno le squadre da schierare in campo. Determinanti saranno le decisioni del Parlamento che dovrà scrivere le nuove regole, anche se tutti gli schieramenti, soprattutto a livello locale, optano per l’elezione diretta “in grado di garantire la rappresentanza dei territori”. Alla luce del fatto che per i sindaci sarebbe un peso in più e inoltre, l’elezione diretta, garantirebbe maggiore rappresentanza.

In attesa che si scrivano le ultime puntate, i partiti e i movimenti hanno già avviato le interlocuzioni per dare forma alle ultime scene di un film iniziato alla fine degli anni 90 con la costituzione dei Comitati per l’istituzione delle nuove province. Nel 2001 la richiesta ufficiale con il sostegno trasversale di tutti gli schieramenti. A seguire la legge regionale che ha portato a 8 le amministrazioni provinciali e nel 2005 le elezioni dei consigli e presidenti di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano cui si sono aggiunti Carbonia-Iglesias, Villacidro-Sanluri, Lanusei e Olbia-Tempio.

Nel 2010 c’è anche la seconda elezione degli 8 organismi. Nel 2011 la mobilitazione contro quello che era stato definito il “poltronificio”. Il 6 maggio 2012 il referendum consultivo relativo al “riassetto delle Province”. A votare il 35,5 per cento degli aventi diritto. Referendum comunque valido perché ha superato la soglia del 33,3 per cento del quorum con una vittoria del Sì del 96,94 per cento. A seguire, dimissioni e  commissariamento degli Enti. Nel frattempo il caos tra gli amministratori locali per via di quello che era stato definito il “vuoto normativo e istituzionale”. 

Nel 2016 nuova riforma, targata Centrosinistra: nasce la Città metropolitana di Cagliari e vengono soppresse le Province di Cagliari, del Sulcis Iglesiente e Medio Campidano, Ogliastra e Gallura. Nasce la Provincia del Sud Sardegna la cui  circoscrizione territoriale corrisponde a quella della Provincia di Cagliari (comprende anche Sulcis Iglesiente e Medio Campidano), esclusi i comuni appartenenti alla città metropolitana di Cagliari, restano in piedi le Province di Nuoro (che si riappropria dell’Ogliastra), Oristano e Sassari (che si riprende la Gallura) e nasce la rete metropolitana di Sassari.

Le elezioni dei nuovi organismi non si svolgono e gli enti vengono fatti funzionare da amministratori straordinari nominati dalla Regione. La riforma di riordino non viene particolarmente gradita dalle amministrazioni locali e dai diversi territori dell’isola partono nuove iniziative per far sì che vengano istituite nuovamente le Province. Si inizia dalla Gallura per continuare con l’Ogliastra e finire nel Medio Campidano e Sulcis. Il movimento è trasversale. Dopo un travaglio che dura almeno un anno arriva il via libera del Consiglio regionale nel 2021. Tutto a posto? No, perché il Governo impugna la norma davanti alla Corte costituzionale che solo recentemente dà il via libera, confermando la validità della norma, e spiana la strada al ritorno delle Province. 

L’ultimo passaggio è quello del Consiglio regionale dove, con 34 voti favorevoli, 20 contrari e due astenuti, si spiana la strada alla norma che prevede il riordino degli organi delle sei province (Nuoro, Oristano, Ogliastra, Nord-Est Gallura, Sulcis e Medio Campidano) più due città metropolitane (Cagliari e Sassari). Nel passaggio intermedio del nuovo corso ci sono 8 amministratori e 3 commissari liquidatori. Nel frattempo partiti e movimenti sono al lavoro per mettere e costruire le coalizioni del 2025. Corsa lenta e silenziosa ma senza sosta. 

d.ma.

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