La Legge urbanistica approda in Aula, dieci sindaci del Cal: “Molte criticità”

La nuova legge urbanistica approderà in Consiglio regionale il 18 settembre, senza il parere del Consiglio delle autonomie locali, formato da 36 sindaci sardi in rappresentanza degli enti locali della Sardegna. Il parere non ci sarà perché, come scrive la sindaca di Fonni Daniela Falconi, “l’assemblea del Cal non verrà convocata”. Malgrado ciò, i dieci primi cittadini che fanno parte della IV Commissione istruttoria del Cal si sono riuniti a Cagliari e hanno sottoscritto una nota in cui vengono indicate alcune criticità contenute nel disegno di legge stilato dalla giunta Pigliaru.

La mancata convocazione del Cal

“In questi due anni – scrive Falconi – abbiamo espresso ‘pareri’ praticamente su tutto: dalla riforma ospedaliera, alle leggi finanziarie fino alle cooperative di comunità. Qualche volta siamo stati ascoltati, altre volte no. Ma la nostra ‘voce’ c’era. Domani, dicevo, il parere del CAL non ci sarà. Non ci sarà per una legge che, se approvata, cambierà le cose e dovrà valere per i prossimi trent’anni. Nessun consigliere regionale lo potrà leggere. Non chiedetemi perché, perché vi giuro che non lo so e non è mia intenzione puntare il dito contro nessuno. Non mi interessano i giochini, le telefonate, le allusioni, se ci sono stati, messi in atto per bloccare questo parere. So che l’Assemblea del CAL non verrà convocata. Questa cosa mi sta creando amarezza, tristezza ma mai mi provocherà demotivazione o voglia di abbandono, anzi”.

“C’è un però – scrive ancora la sindaca di Fonni -. Allo studio di quella legge ci abbiamo lavorato duramente, io con un mio modestissimo contributo e tanti miei colleghi. Ci abbiamo lavorato per un anno, ma soprattutto vedendoci a Cagliari nei giorni di ferragosto quando molti dei nostri comuni erano invasi dai turisti e ci abbiamo lavorato sentendoci e condividendo ogni virgola con tutti. Abbiamo espresso una proposta di parere che suggerisce al legislatore (perché noi sindaci non siamo legislatori!) diverse modifiche che vanno nella direzione di rendere i comuni protagonisti del governo del territorio e di sistemare diverse problematiche che renderebbero pericoloso e ambiguo il governo del territorio stesso. Oggi, con diversi sindaci, ci siamo visti nuovamente a Cagliari e siccome nessuno di noi voleva rendere vano il lavoro e la nostra voce ci siamo confrontati e abbiamo deciso di diramare un comunicato stampa”.

Il comunicato

Il documento punta il dito sugli “aspetti critici con particolare riferimento alle implicazioni per i comuni nella gestione della pianificazione del proprio territorio”. Nello specifico, “si teme che le aspettative dei comuni possano rimanere deluse dalla nuova legge urbanistica proposta, che non appare possa essere in grado di contribuire con efficacia alla risoluzione delle problematiche sino ad oggi affrontate dagli enti locali nell’adeguare i propri strumenti urbanistici e più in generale nell’attuazione di una norma, quella urbanistica, che, invece di tendere verso la semplificazione, si perde in un insieme di regole e procedure complesse di difficile applicazione, per gli uffici regionali in primis. Questo eccesso di burocratizzazione, immancabilmente ostacolerà l’attività dei comuni e dei cittadini, oltre che della regione stessa”.

I sindaci della IV Commissione istruttoria del Cal stigmatizzano il fatto che le competenze tra i vari assessorati siano state lasciate distinte, “invece di costituire un’unica regia all’interno dell’Assessorato all’Urbanistica ed Enti Locali aggravando, così, la complessità dell’applicazione della norma da parte dei comuni”. Così, “è alquanto prevedibile che la nuova e pressante azione di controllo che la Regione andrà ad esercitare sull’attività del comune possa limitare e condizionare le libere scelte intraprese dall’ente per il proprio sviluppo del territorio, pur adottate nel rispetto dello scenario normativo vigente (ancorché a volte poco chiaro e diversamente interpretabile quando si parla soprattutto di norme che tutelano e salvaguardano il paesaggio regionale), con il grave rischio di compressione del diritto costituzionalmente sancito con cui lo Stato delega al comune le competenze in ordine alla pianificazione”.

Da qui l’invito dei sindaci alla Regione affinché sia “più attenta alla salvaguardia del diritto dei comuni di esercitare il proprio ruolo di programmazione sul territorio, evitando che progetti di particolare rilevanza finanziaria abbiano il via libera da parte degli uffici regionali nonostante sussistano incompatibilità di carattere urbanistico. Appare evidente che il legislatore in questo caso sta evitando di ascoltare la volontà dei consigli comunali, non tanto per ragioni di interesse strategico, quanto privatistico”.

“La nuova norma, così predisposta – prosegue la nota – disciplinerà la gestione del territorio isolano come se la Sardegna fosse un unico e omogeneo territorio indistintamente diviso in sole quattro categorie/ambiti: urbanizzato, rurale, di salvaguardia ambientale, suscettibile di nuova urbanizzazione. Prescindendo così dalle reali e specifiche situazioni che, da La Maddalena a Cagliari, da Cabras e Elini, da Orotelli ad Alghero, peculiarizzano e differenziano il territorio sardo e che, conseguentemente, avrebbero, invece, necessità di un differente e distinto approccio alla disciplina del loro territorio. La Sardegna non è solo costa, ma anche e soprattutto territorio interno che ha esigenze e problematiche spesso opposte a quelle degli ambiti costieri. Ma anche gli stessi territori costieri tra loro si trovano in condizioni di crescita molto diverse di cui la legge dovrebbe tenere conto. Probabilmente la perequazione e la compensazione la Regione le avrebbe dovute applicare, in questa fase normativa, a scala regionale, oltre che solo locale, per tentare di portare l’intero territorio sardo al medesimo grado di sviluppo”.

“I territori rurali, che costituiscono la quasi totalità del territorio sardo, sono normati con le medesime regole – si legge ancora nel documento – senza tenere conto delle specificità del mondo agricolo tradizionale locale. Inoltre, se negli ambiti prossimi alle grandi conurbazioni o a quelli turistici è comprensibile che debba essere posto un limite all’eccessiva antropizzazione incontrollata delle campagne, in altre parti del territorio sardo la presenza dell’uomo è l’unica reale garanzia di presidio del territorio e rappresenta un deterrente all’abbandono delle campagne. Ma soprattutto la legge non affronta la principale problematica ‘ambientale’ della Sardegna che è lo spopolamento della zona interna con il conseguente reale danno sull’ambiente storico, culturale e paesaggistico che la morte di una così ampia porzione della nostra regione decreta”.

La nota si chiude con le firme dei primi cittadini Laura Cappelli (Buggerru), Daniela Falconi (Fonni), Gianluigi Littarru (Desulo), Giorgio Alimonda (Portoscuso), Alessandra Corongiu (Pimentel), Mariano Cogotti (Piscinas), Anita Pili (Siamaggiore), Andrea Lutzu (Oristano), Manuela Pintus (Arborea) e Gianfranco Satta (Tergu).

 

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