Non è solo una questione di poltrone già perse (o da lasciare), il decreto sull’incompatibilità tra carica politica e quella di dirigente pubblico. Al terremoto delle dimissioni obbligate – così nei Comuni sopra i quindicimila abitanti e nelle Province -, si aggiunge il rischio di andare incontro a una pioggia di delibere nulle, se per caso gli incompatibili, da qui al 6 agosto, ne approvano qualcuna. Tanto che Cristiano Erriu, il presidente dell’Anci Sardegna (Associazione dei Comuni), lancia un appello-monito ai sindaci e alle assemblee civiche: «Non sottovalutate l’aspetto dei ricorsi, un atto votato da un amministratore non più legittimato dalla legge, può essere impugnato davanti ai tribunali».
L’ALTRA FACCIA. Dunque si fa complessa, la partita delle dimissioni forzate per tutti i dirigenti pubblici (o di società controllate) che occupano uno scranno nei consigli municipali. O provinciali (quelli rimasti in piedi). Così è previsto nei commi 49 e 50 del decreto anticorruzione, voluto dall’ex ministro Paola Severino. La Casta ne è stata travolta in pieno. Quindi: in nome della legalità, non si può comandare nella pubblica amministrazione e fare politica allo stesso tempo. A conti fatti, un giro di vite, anche in Sardegna, dove «saranno decine gli eletti costretti a lasciare», spiega Erriu. I numeri precisi ancora mancano, ma «sappiamo che i casi sono molti». Sta di fatto che il presidente mette in guardia gli enti locali: «Pur nella moratoria delle dimissioni (per rassegnarle si ha tempo fino al 6 agosto), c’è il rischio oggettivo di approvare delibere nulle».
COSA FARE. Erriu dà un suggerimento: «Alle amministrazioni interessate dal problema, dico di valutare con i propri Uffici legali il quadro normativo, per evitare di votare determine senza valore». L’Anci, comunque, si sta muovendo anche su un altro fronte. «A un gruppo di consiglieri regionali – va avanti il presidente – abbiamo dato incarico di capire quali margini di manovra abbia la Regione». Obiettivo: derogare, per quanto possibile, il decreto nazionale. La Sardegna, del resto, ha competenza primaria in fatto di autonomie locali, quindi potrebbe rendere meno rigida la norma sulle incompatibilità. Erriu chiarisce: «Questo è possibile solo nel rispetto del dettato costituzionale, diversamente il Governo impugnerebbe la legge sarda davanti alla Consulta, come già è successo in passato con le assunzioni nei cantieri comunali, poi bloccate pure dalla Corte dei conti».
DIMISSIONI ECCELLENTI. Una cosa è sicura: dal primo luglio hanno dovuto dire addio alla politica nomi di peso nei Comuni. Su tutti, due assessori alle Finanze: quello di Cagliari Gabor Pinna e l’olbiese Marino Achenza. A Sassari ha lasciato David Harris, alla guida della municipalizzata Atp. Con certezza, grazie alla Severino gongolano i prossimi ripescati, quelli che per un soffio avevano mancato la poltrona, ma adesso si preparano a mettersi in sella.
Alessandra Carta