Incollato alla poltrona. Questo, in parole povere, il giudizio dei giudici del tribunale di Cagliari su Andrea Biancareddu – attuale assessore regionale all’Ambiente per l’Udc – condannato lo scorso febbraio a un anno di reclusione per “usurpazione di funzione pubblica”. Reato commesso continuando a occupare abusivamente uno scranno del Consiglio regionale, anche dopo la dichiarazione di decadenza pronunziata dalla Cassazione.
La vicenda risale al 2006 quando fu presentato dal medico di Olbia Renato Lai, primo dei non eletti, un ricorso contro l’elezione di Biancareddu che, contemporaneamente, ricopriva la carica di presidente del Consorzio industriale di Tempio. L’11 luglio del 2006 la Cassazione accolse il ricorso. Ma Biancareddu restò al suo posto tanto che Lai prese possesso della carica che gli spettava solo il 30 gennaio dell’anno successivo.
Le motivazioni della sentenza sono riferite da l’Unione sarda oggi in edicola. Parole molto dure. In particolare quando i giudici affermano che Biancareddu non ha meritato le attenuanti generiche per la “ostinazione manifestata nel sottrarsi al giudicato” e per la “protervia mostrata partecipando addirittura alla votazione in aula sulla presa d’atto della sentenza che lo riguardava direttamente”.
“Una volta ricevuta comunicazione della sentenza – scrivono ancora i giudici – Biancareddu non aveva più titolo per svolgere le funzioni e attribuzioni di consigliere regionale; la Cassazione aveva infatti accertato la sussistenza di una situazione di incompatibilità”. E non era nemmeno necessaria la “presa d’atto” della decadenza da parte del Consiglio regionale (atto dopo il quale finalmente Biancareddu decise di andarsene).
Contro la sentenza hanno presentato ricorso sia i legali dell’attuale assessore sia la pubblica accusa.