In Consiglio nove gruppi più il Misto: ecco la mappa delle forze politiche

Dieci gruppi, compreso il Misto a maggioranza centrodestra: si presenta così l’Assemblea sarda dopo le prime due sedute, a due giorni dalla comunicazione ufficiale delle rispettive appartenenze da parte degli eletti al presidente del Consiglio, Michele Pais. In sei gruppi trovano alloggio 30 consiglieri della coalizione uscita vittoriosa dalle elezioni del 24 febbraio: Lega (8 componenti, considerando anche il presidente Pais), Psd’Az (7), Forza Italia (5), Riformatori (4), Fratelli d’Italia (3) e Udc (3).

Sono divisi in due gruppi 16 componenti del centrosinistra, 8 nel gruppo del Partito democratico e altrettanti in quello dei Progressisti,  nato dall’unione dei tre di Campo Progressista Francesco Agus, Gian Franco Satta e Massimo Zedda, con i cinque delle civiche a sostegno dell’ex sindaco (Laura Caddeo e Diego Loi di ‘Noi la Sardegna’; Maria Laura Orrù di Sardegna in Comune; Antonio Piu e Franco Stara di ‘Futuro in Comune’). Poi c’è il Movimento cinque stelle che fa il suo esordio nell’Assemblea (come la Lega) con sei consiglieri. Infine il Misto con sette componenti, dove si trova chi si è iscritto, chi non aveva il numero per costituire un gruppo, ma anche chi pur potendo non lo ha voluto costituire. Quest’ultimo è il caso di Sardegna 20Venti, il movimento fondato da Stefano Tunis che ha ottenuto quasi 30mila voti riuscendo a ‘portare’ in Aula tre consiglieri: lo stesso Tunis, Domenico Gallus (1973 voti) e Pietro Moro (2448 voti). Subito dopo il voto Gallus e Moro sono entrati in rotta di collisione con l’ex azzurro proprio sulla paternità della scelta di uno dei 12 assessori in quota Sardegna 20Venti. Per questo Tunis si è iscritto subito al Misto, mentre gli altri due sono stati iscritti d’ufficio.

Nel gruppo sono rappresentati anche Fortza Paris (con Valerio De Giorgi) e Sardegna Civica (con Roberto Caredda). Con loro sono cinque del centrodestra mentre i restanti due sono Eugenio Lai e Daniele Cocco di Liberi e Uguali, al Misto perché ancora non hanno trovato qualcuno tra i 16 del centrosinistra disposto a un ‘prestito tecnico’. In questo caso si registra una certa resistenza da parte dei Progressisti.

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