Il Pd sardo perde pezzi, l’addio di Meloni: “Partito che umilia la sinistra”

Oggi si è dimesso dalla direzione e dall’assemblea regionale Marco Meloni (non il parlamentare quartese, come appreso in un primo momento, ma un omonimo). In una lettera ha annunciato anche di non voler rinnovare la sua tessera. “Questo partito – spiega Meloni, che si è impegnato soprattutto nella lotta sui temi della scuola – oggi non mi rappresenta, schiaffeggia la mia visione di mondo e umilia la sinistra e i suoi ideali. Avete scelto una scuola su modello aziendale, rinunciando ad ascoltare e responsabilizzare la comunità scolastica”. Con la riforma, spiega, è stata “imposta nel mondo del lavoro un’uguaglianza al ribasso, tentando di convincere le giovani generazioni che la colpa della loro esclusione passa per i diritti conquistati dalle generazioni precedenti e non piuttosto dai mancati investimenti strategici e dell’incapacità di competere nel mercato”. “Accentrate il più possibile le decisioni – continua Meloni -, sminuite e, quando possibile, ignorate gli organi collegiali, dello Stato e del partito, soffrite la partecipazione reale e rifiutate una visione federale del partito che sappia ascoltare e rispettare le specificità dei territori. In Sardegna – conclude -, alla prova dei fatti, rinnegate l’ambientalismo, la sostenibilità e il pacifismo, chinando il capo al ricatto delle aziende inquinanti, dei poligoni militari, delle basi, della chimica verde”.

Il parlamentare quartese, lettiano, subissato di telefonate per lo scambio con l’altro Meloni, verso le 14 ha diffuso una nota spiegando di non avere “alcuna intenzione di lasciare il Pd“. E ancora: “Sono tra le centinaia di migliaia di militanti che hanno contribuito a costruire il Partito democratico e continuo a considerarlo il soggetto politico centrale per il rilancio del nostro Paese, nell’ambito di un’Europa federale”.

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