INCHIESTA. Il Parco geominerario? Un bancomat. Tra progetti finanziati e mai realizzati

L’inchiesta della Procura di Cagliari sull’Igea pare stia facendo luce sul sistema di gestione del patrimonio minerario del Sulcis-Iglesiente. Oltre all’Igea, gli inquirenti stanno passando al setaccio l’universo delle sigle che opera nella zona. Compreso il Parco geominerario.

Istituito nel 2001, commissariato dal 2007 fino al 24 giugno di quest’anno e già ammonito due volte dall’Unesco per la sua inefficienza, il Parco geominerario storico – ambientale della Sardegna è oggi un ente immobile e sprecone.

E la Procura di Cagliari non è stata a guardare: scava tra le carte dell’Igea. Ma dare un’occhiata anche alle carte del Geoparco potrebbe riservare diverse sorprese.

Ecco subito un esempio: frutto di un investimento di oltre 1,2 milioni di euro, il museo dell’argento di San Vito è un’opera incompiuta. E il perché è semplice: argento non ce n’è, visto che il Parco non ha reperti da esporre.

E poi ci sono spese folli per un piano di comunicazione costato 300mila euro, altri 200mila sono stati impegnati per una segnaletica che non è mai stata realizzata ma non mancano nemmeno 20mila euro per la realizzazione di una biblioteca virtuale, anch’essa inesistente. Chiudono il cerchio decine di migliaia di euro impiegati per finanziare feste patronali e ristrutturare chiese.

Il Geoparco, insomma, spende male i propri soldi. E se si aggiunge che ogni anno non utilizza più del 30 per cento delle risorse di cui dispone, l’agenzia non fa altro che aggravare la già tragica situazione del Suclis-Iglesiente, dove dovrebbe concentrarsi la maggior parte delle sue attività.

Sviluppo strozzato dal sistema? La domanda è lecita, se si considerano i tanti lacci e laccioli che hanno finito per imbrigliare il Parco: il commissariamento (quasi) ad infinitum ad opera del ministero dell’Ambiente – che ha sbloccato la riforma del Consorzio parco solo di recente – la confusione che regna sovrana tra geoparco, Igea e Ifras, le società in house della Regione incaricate di gestire la complessa eredità del passato minerario, in un mix di pirite da bonificare, siti cui ridar vita e disoccupazione galoppante.

In breve: il parco è sempre stato al centro di giochi politici sotterranei. E la pressoché totale mancanza di dialogo tra i soggetti chiamati a traghettare la Sardegna verso un futuro post-minerario aggrava ulteriormente il quadro, già minato dal fatto che il geoparco spende pochi soldi e li spende male.

Soldi buttati al vento

Nel febbraio del 2009 Antonio Granara, importante assicuratore ed ex consigliere regionale di Forza Italia, sostituisce Giampiero Pinna alla guida del Parco. Per prima cosa dimentica di stilare un piano di spesa e, al contrario,“tra i primi atti blocca gli investimenti fatti in precedenza”, spiega oggi l’ex dirigente del parco Sandro Mezzolani, per il quale “ è come se qualcuno abbia detto a Granara di non spendere”.

Un caso che merita di essere approfondito è quello del museo dell’argento di San Vito. “Realizzato dall’Ifras con un investimento da oltre 1 milione e 200mila di euro, il museo è stato abbandonato a se stesso: le teche sono rimaste vuote e il progetto si è trasformato nell’ennesima incompiuta – dice Mezzolani – perché la Ifras non ha voluto portare a termine il progetto. A quel punto il geoparco decise di subentrare a Ifras e dà il via a un programma di finanziamenti destinati al comune di San Vito, allora guidato dal sindaco Patrizio Buccelli, per l’allestimento del museo. Fu approvata la prima delibera e vennero messi a bilancio 30mila euro, ma poi arrivò Granara e non se ne fece più nulla”.

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share