Meno 40 milioni di euro l’anno nei prossimi cinque anni in Sardegna. Un taglio da parte del Governo che influirà negativamente sulle spese correnti dei Comuni. “Tradotto: meno servizi per i cittadini”, denuncia l’Anci. Il taglio è di 200 milioni per i Comuni e 50 per le Province e penalizzerà soprattutto le amministrazioni più virtuose sulla programmazione del Pnrr.
“È incomprensibile come questa sorta di spending review colpisca in modo così importante le articolazioni dello Stato più prossime ai cittadini – dice Daniela Falconi, sindaca di Fonni e presidente dell’Anci -. Incidere sulla spesa corrente dei Comuni significa che si avranno meno risorse per la gestione degli asili nido, per i servizi agli anziani e alle persone in difficoltà, per la pulizia e la cura del verde e dei parchi pubblici e per tutti quei servizi di cui i nostri cittadini hanno estremamente bisogno”.
“I Comuni hanno dimostrato in questi anni di sapersi assumere pienamente la responsabilità di gestire le emergenze (basti pensare al periodo pandemico) – prosegue -, ma soprattutto di essere esecutori virtuosi rispettando tutte le scadenze del Pnrr per la realizzazione delle opere”. E invece, “più sei stato bravo a reperire risorse del Pnrr e maggiore sarà il taglio per i prossimi cinque anni”.
Anci Sardegna quindi chiede al Governo di “rivedere la propria decisione” e ai parlamentari sardi di “intervenire per correggere questo disegno perverso che porterà i Comuni, soprattutto quelli con impegni pluriennali al rischio di dissesti finanziari e di squilibri”. In alternativa l’Anci chiede alla Regione “di impugnare il decreto, perché non sono chiare le voci su cui è effettuato il calcolo”, oltre a “prevedere un’integrazione del Fondo Unico per gli enti locali tale da sterilizzare almeno per il 2024 il taglio statale”.