Il Governo ha impugnato la legge regionale n. 8 dell’11 marzo 2025, che riorganizza l’assetto istituzionale e gestionale della sanità sarda. Una decisione che innesca un duro scontro istituzionale con la Regione, guidata da Alessandra Todde. La norma era stata approvata a marzo dal Consiglio regionale e, già pienamente in vigore, è entrata nella fase operativa con la nomina dei commissari alla guida delle aziende sanitarie.
“Il Governo impugna una legge già in fase di attuazione. La sanità sarda ha bisogno di un cambio di passo e noi andremo avanti con determinazione”, ha dichiarato la presidente della Regione, commentando la decisione dell’esecutivo. Todde definisce l’impugnazione un atto “profondamente ingiusto” e contesta le motivazioni alla base del ricorso. “Si tratta di due pareri completamente discordanti – ha aggiunto – uno di carattere tecnico che riconosceva la legittimità del commissariamento, e un secondo, arrivato successivamente, chiaramente politico, che esprime contrarietà al provvedimento. Difenderemo in ogni sede le prerogative della Sardegna e la nostra autonomia”.
La norma oggetto del contendere, che modifica la legge regionale 24 del 2020, è stata impugnata dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli. Secondo il Governo, alcune disposizioni della legge eccederebbero i limiti delle competenze statutarie della Regione e risulterebbero in contrasto con principi fondamentali della Costituzione. Il riferimento è, in particolare, all’assetto del sistema sanitario regionale e alla gestione degli incarichi dirigenziali nelle aziende sanitarie, che il Governo ritiene interferisca con norme statali in materia di tutela della salute.
Nella nota di Palazzo Chigi si specifica che la legge violerebbe gli articoli 3, 97, 98 primo comma, nonché l’articolo 117 della Costituzione, nella parte in cui assegna alla legislazione esclusiva dello Stato alcune materie come l’ordinamento civile e la tutela dei diritti fondamentali, e regola la potestà legislativa concorrente in materia di salute. Nel mirino ci sarebbe la parte della legge che prevede la decadenza automatica dei direttori generali delle aziende sanitarie con la semplice entrata in vigore della norma, un meccanismo ritenuto lesivo dei principi di imparzialità, buon andamento e parità di trattamento dei pubblici dipendenti. La misura è stata paragonata a un sistema di spoil system, più volte censurato dalla Corte Costituzionale in passato.
Nonostante il ricorso del Governo, la Regione non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro. La presidente Todde conferma l’intenzione di andare avanti nel solco di una riforma giudicata urgente e necessaria, anche alla luce delle gravi criticità che attraversano da anni il sistema sanitario sardo. “Stiamo costruendo un nuovo modello che metta al centro i territori e i bisogni dei cittadini. Non sarà un ricorso a fermarci”.