Il fronte anti-Barracciu a Serdiana da don Cannavera: “No agli indagati”

Il fronte anti-Barracciu, catalizzato da “Terra di pace”,  il movimento politico-culturale che fa riferimento a don Ettore Cannavera, ha trovato il suo secondo momento pubblico a Serdiana, nella sede della comunità La Collina di cui lo stesso don Cannavera è il fondatore. In platea trecento e più persone, portate da Sel, Rossomori, Centro democratico, Partito dei Sardi, La Sinistra. C’è anche qualche curioso del Pd, oltre a rappresentanti del mondo del volontariato.

È don Cannavera ad aprire l’incontro richiamando i princìpi fondanti del suo movimento: la Sardegna come “terra di pace”, il valore dell’istruzione, quindi il lavoro e la solidarietà. Poi il paletto messo dal sacerdote nel mezzo del percorso verso le Regionali: fuori gli indagati dalla politica. Come pre-condizione di ogni progetto per la Sardegna.

Tore Melis, segretario dei Rossomori, lancia quasi un ultimatum al centrosinistra: «Noi chiediamo idoneità a governare l’Isola, il che vuole dire condivisione piena sulla questione morale, e competenze ai candidati. Nel caso in cui ciò non dovesse avvenire, siamo pronti a correre da soli alle prossime Regionali».

In tal caso, i RossoMori lo faranno col Partito dei Sardi fondato da Paolo Maninchedda e Franciscu Sedda. È proprio quest’ultimo a ribadire la disponibilità a dialogare col centrosinistra, se sarà la sovranità a orientare il nuovo modello di sviluppo.

Pietro Maurandi, leader de “La Sinistra”, picchiato duro contro la candidatura di Francesca Barracciu, lo stesso fa Salvatore Lai, l’ex segretario dell’Idv che ha dato vita a “Sardegna pulita”. Identica posizione per Carlo Ciotti, portavoce dell’associazione Articolo 21.

Michele Piras, deputato di Sel, è il solo a non citare direttamente la Barracciu, ma al centrosinistra non lesina complimenti: per il parlamentare, la coalizione, almeno per com’è ora, non è in grado di vincere le elezioni. Ecco quindi la necessità di rinnovare nel profondo il progetto politico, perché la Sardegna non può permettersi altri cinque anni di governo Cappellacci, ribadisce il vendoliano.

Anche Roberto Capelli, il deputato-leader del Centro Democratico, insiste sulla “questione morale”. Ma da una posizione diversa che lo stesso parlamentare ha spiegato proprio l’altro giorno: «Con gli indagati non va fatta di tutta un’erba un fascio, lasciandoli tutti fuori dalla politica. Ma viste la legge Severino e quella elettorale, non si può rischiare che il candidato governatore sia sotto inchiesta. Perché in caso di una sua condanna, verrebbe sciolto l’intero Consiglio regionale».

I “curiosi” del Pd presenti al dibattito: Franco Marras, responsabile dell’Organizzazione, Piersandro Scano e Piero Morittu, giovane consigliere comunale di Carbonia vicinissimo al segretario Silvio Lai. Nessuno di loro parla, ma il Partito democratico tiene sotto osservazione gli umori degli alleati. Anche perché l’appuntamento con le Regionali non è poi così lontano: si vota il 23 febbraio o il 2 marzo.

Al. Car. 

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