Il deposito delle scorie nucleari nel poligono di Quirra?

Uso del condizionale e forma interrogativa sono d’obbligo. Ma Roma avrebbe valutato l’ipotesi di realizzare il deposito delle scorie nucleari all’interno del poligono di Quirra. Ne dà notizia La Nuova Sardegna oggi in edicola, che rilancia l’indiscrezione, nonostante “finora non sia arrivata nessuna conferma ufficiale, anzi solo smentite”. Per il giornale sassarese, la dislocazione del sito dei rifiuti radioattivi in Ogliastra diverrebbe percorribile solo nel caso in cui quei territori vengano declassificato a semplice area militare. Rinforza l’ipotesi la posizione dei geologi, concordi nell’affermare che alcune delle aree poste sotto il controllo del Poligono Interforze siano in grado di sostenere meglio di altre l’impatto ambientale delle scorie provenienti dal decommisioning delle vecchie centrali nucleari e da alcune grandi fabbriche.

Certo, si tratta di indiscrezioni, alimentate oltrettutto dai ritardi sulla pubblicazione della Carta delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito delle scorie, che il governo si era impegnato a desecretare già nei mesi scorsi. Dopo quello dovuto alle elezioni amministrative di fine maggio, a giugno si è verificato un ulteriore slittamento: la Carta consegnata da Sogin al Ministero dell’Ambiente e a quello dello Sviluppo economico non verrà resa pubblica prima di metà luglio. Anche perché “nel frattempo Ispra ha chiesto di poter fare un ulteriore approfondimento sulle aree inserite da Sogin nella lista”, ha spiegato il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti a margine di un convegno della stesa Ispra.

Intanto, soprattutto in Sardegna e Basilicata si moltiplicano le iniziative di protesta volte a scongiurare la possibilità di essere scelte dal governo come aree idonee ad ospitare il deposito unico. Nell’isola, dove il referendum consultivo del 2011 ha già dimostrato che i sardi non hanno nesla suna intenzione di ospitare il deposito delle scorie nucleari, è apparsa chiara anche la presa di posizione della classe politica. Al fianco dei comitati che si battono contro il nucleare sono già scese in campo la chiesa sarda e la Regione, con la votazione in Consiglio regionale di un ordine del giorno unitario e la presa di posizione del presidente della giunta Francesco Pigliaru. Nel frattempo, hanno espresso la loro contrarietà all’isola-deposito anche a 60 amministrazioni comunali, tra cui grossi centri come Quartu, Sinnai, Nuoro, Olbia. Insomma, il movimento contro le scorie gode di un appoggio trasversale e diffuso.

 

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