Nel Pd sardo non si muove foglia: il congresso di febbraio è ormai un appuntamento impossibile. Eppure quando Enrico Letta, il numero uno nazionale, ha commissariato il partito e mandato nell’Isola un suo fedelissimo, il deputato piemontese Enrico Borghi, gli obiettivi erano ben altri.
Borghi (nella foto di copertina) si era dato due mesi di tempo per riorganizzare le truppe e lavorare alle Primarie per scegliere il nuovo segretario sardo dei dem. Ma nulla di tutto questo è successo. E le correnti interne, nemmeno quelle ‘amiche’, stanno aiutando Borghi a prendere il toro per le corna.
A dicembre, ennesimo periodo di melina, la situazione era questa: i popolari riformisti, ovvero la corrente di Antonello Cabras e Paolo Fadda, cedettero il passo al resto del partito: avendo espresso l’ultimo segretario, il sulcitano Emanuele Cani, si dissero disposti a sostenere la candidatura di un nome scelto dalla minoranza, cioè uno dei tre ‘pezzi’ di partito che nella fattispecie fa capo all’ex deputato Siro Marrocu e all’ex sottosegretario alla Difesa, Giulio Calvisi.
Il gruppo di Marrocu-Calvisi ha pure trovato un nome: come segretario unitario è stato proposto il sassarese Luigi Lotto, ex consigliere regionale, soriano dal 2004. Ma proprio la corrente di Renato Soru ha bocciato l’ipotesi Lotto per motivi che non sembrano chiari nemmeno allo stesso candidato.
Per conto di Borghi, ha provato a sondare umori e sensazioni l’ex parlamentare Marco Meloni, il lettiano sardo più fedele a Letta. Meloni, per certi versi, può essere considerato il commissario ombra del Pd. Tanto che per un periodo ha caldeggiato la possibilità di affidare il partito a Romina Mura, la deputata ex popolare riformista diventata renziana nella passata legislatura ma poi rimasta nel Pd.
A Meloni piaceva l’idea di una donna alla guida del partito, visto che sino a oggi alle democratiche sarde è stato concesso solo di fare le presidenti, con Valentina Sanna prima e Daniela Porru poi, a cui sono seguite Giannarita Mele e Lalla Pulga. Mai nessuna invece, ha fatto la segretaria, ovvero ha deciso le sorti del partito.
La Mura, però, ha un problema grosso così: è anche deputata, mentre serve il tempo pieno per guidare il Pd sardo tutto da ricostruire. Da ambienti dem filtra che pure Meloni si sia raffreddato per l’ipotesi Mura, ma nel frattempo tutto si è fermato. Meglio: è rimasto fermo.
Sullo sfondo resta il nome di Mauro Usai, il faddiano sindaco di Iglesias, classe 1988, trentacinque anni di differenza con Lotto, nato nel 1953. Usai, tuttavia, ha lo stesso problema della Mura, avendo da gestire una città non senza emergenze.
Resta il fatto che il Pd deve decidere cosa fare da grande. E soprattutto come farlo. Anche perché le Politiche sono tra un anno esatto, mentre le Regionali tra due. Un battito d’ali, politicamente parlando. I dem devono trovare un leader, non un passacarte. (al. car.)