Il bilinguismo per stabilizzare i docenti sardi: la richiesta del Psd’az

Stabilizzare i docenti precari dell’Isola e bloccarne l’emigrazione attraverso l’insegnamento del sardo. Lo chiede il Psd’az, depositando in Consiglio regionale una proposta di legge che mira a modificare lo Statuto speciale, integrandolo con l’aggiunta di un titolo “Lingua, cultura e ordinamento scolastico”. In tutto, cinque nuovi articoli per parificare la lingua sarda a quella italiana nel territorio della regione, muovendo dalla constatazione che le leggi che consentono l’attivazione del bilinguismo ci sono, pur essendo rimaste lettera morta fino ad oggi. A partire dalla stessa carta costituzionale, che in via di principio  tutela delle minoranze linguistiche, e proseguendo con la legge regionale del 1997 o la 482 del 1999.

Per i quattromori si tratta quindi di seguire la strada già tracciata da Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia, che hanno rafforzato nei propri statuti la specificità linguistica. Mentre la Sardegna non ha fatto lo stesso.

Una volta inserito a pieno titolo nei programmi scolastici, l’insegnamento del sardo aprirebbe dunque una corsia preferenziale per i docenti originari della Sardegna e che conoscono la lingua sarda.

Sempre per il Partito sardo d’azione, l’insegnamento del sardo avrebbe delle ricadute positive sulla vertenza aperta dai docenti sardi, costretti ad emigrare per effetto della Buona scuola del governo Renzi.  È stato lo stesso Francesco Feliziani, direttore dell’Ufficio scolastico regionale a specificare che”saranno pochi i docenti costretti ad emigrare dal Trentino e dalla Valle d’Aosta, perché si tratta di modelli differenti rispetti a quello sardo, in quanto devono tenere conto delle differenze linguistiche”.

Oltre ai quattromori, anche il Fronte Indipendentista Unidu, che chiede “l’utilizzo del sardo come lingua veicolare nell’insegnamento e il suo costante e normale utilizzo nell’amministrazione pubblica, nella cartellonistica, nei mezzi di informazione e nelle azioni promozionali”, si legge in un comunicato, che non risparmia una severa critica alla decisione della giunta di non presentare ricorso contro la Buona scuola. “La regione avrebbe dovuto da subito impugnare per incostituzionalità la legge 107 e applicare l’articolo 5 dello Statuto Autonomistico che prevede la possibilità di adattare alle sue particolari esigenze le disposizioni delle leggi della Repubblica, emanando norme di integrazione ed attuazione in materia di istruzione di ogni ordine e grado’.

 

 

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