Sono passati tre mesi dalla sua elezione a sindaco di Sassari e per Giuseppe Mascia è tempo di presentare al Consiglio e alla città le dichiarazioni programmatiche. Di fatto l’azione amministrativa è già avviata e c’è stato anche il primo contatto diretto con l’intera cittadinanza in occasione della discesa dei Candelieri. In quel caso si è trattato di un bagno di fola all’insegna dell’emozione, come normale che accada per un sindaco che ha appena ricevuto il consenso e dunque la fiducia dei suoi cittadini.
Signor Sindaco, qual è fino a ora la problematica emersa con maggior forza parlando con i sassaresi?
Il problema che ci investe con maggior frequenza e che ci impone di trovare risposte immediate è quello della casa. Tantissime persone sono in attesa dell’assegnazione di un alloggio popolare, mentre aumentano quelle che fanno sempre più difficoltà a far fronte a un mutuo o a un contratto di locazione. Immediatamente dopo registriamo una emergenza legata alla mancanza di lavoro. Non è assolutamente vero che esistono quote così ampie di popolazione che puntano a vivere di assistenzialismo. Sono moltissime le persone che ci chiedono di poter lavorare, di potersi riscattare, di poter riconquistare dignità ai propri occhi o di poter rispondere alle necessità materiali delle proprie famiglie.
Come intende rispondere a questa emergenza? Ci sono interventi che possiamo definire tampone ma anche azioni strutturali che diano effetti nel tempo?
I due problemi sono strettamente connessi e anche le risposte strutturali, che possano sorbire effetti di medio e lungo periodo, dovranno essere collegate. Si tratta di rimettere in moto la città, di ridare slancio al tessuto economico, di ridare impulso a quello che dovrebbe essere il cuore pulsante di Sassari, ossia il suo centro storico. Favorire il ripopolamento del centro, la sua riqualificazione, significa invertire la rotta e restituire alla città consapevolezza delle proprie potenzialità. Solo in questo modo, investendo su cultura, arte, commercio e altri talenti che sono nella natura di Sassari, si potrà favorire quella ripresa dei livelli occupazionali dalla quale discende, a cascata, anche la possibilità di successo delle politiche abitative. Ciò detto, siamo impegnati con ogni strumento a disposizione per favorire il progressivo ma rapido contenimento dell’emergenza, come testimoniano anche i progetti Ers i progetti Erp cui stiamo dando concretezza.
C’è un progetto che per lei può caratterizzare questo mandato amministrativo?
Per indole e per rispetto nei confronti della comunità che ho il privilegio di amministrare, non ritengo corretto fare proclami e lasciarmi andare ad annunci che rischiano di restare lettera morta. Il percorso che intendiamo seguire è tracciato, è scritto nelle Linee programmatiche che approveremo a giorni, e lì è chiaramente indicato che intendiamo investire per il rilancio della cultura, per la realizzazione di grandi eventi, per la connessione tra la città compatta, la zona industriale, i quartieri periferici e le borgate rurali, per lo sviluppo del turismo – rispetto al quale Sassari ha fallito troppe volte e altrettante non ci ha neanche provato – e per il radicamento di un distretto dedicato all’alta formazione, all’innovazione e alla tecnologia, che potrebbe favorire l’insediamento di nuove cittadine e nuovi cittadini in grado per ragioni anagrafiche e culturali di stimolare una rinascita morale e materiale della nostra comunità.
Ha parlato spesso di continuità amministrativa “ragionata”, significa che non ci saranno modifiche preconcette ma che comunque ci sarà un indirizzo politico ben preciso su scelte di fondamentale importanza. Quello del canalone è un esempio?
Nel solco di quella ragionevolezza che da sempre ha caratterizzato la nostra azione e che ha ispirato la nostra condotta anche dai banchi dell’opposizione, riteniamo che non tutto ciò che è stato fatto sia da buttare, ma semmai che si possa migliorare. Di certo a Sassari ci sono delle partite aperte da troppo tempo, alcune delle quali dirimenti. Penso al centro intermodale, al mercato civico, al Parco delle Valli, tanto per fare degli esempi. Vogliamo dare ai progetti in atto un’anima, un orizzonte, una missione di lunga gittata. Ma non si può ogni volta azzerare tutto e tenere ferma la città ad avvitarsi sempre sugli stessi problemi e le stesse discussioni.
Sui controlli al centro storico ha ricevuto molti commenti positivi ma anche qualche critica. La gente chiede più sicurezza ma c’è un tema che riguarda anche l’integrazione nel cuore della nostra città.
Non intendiamo militarizzare il centro storico e abbiamo sempre detto che non è quella la soluzione: nessuno vorrebbe vivere in un posto presidiato con le armi. Questo non toglie che è necessario assicurare la legalità e il rispetto delle regole su cui può fondare una armonica convivenza, nel nome della massima inclusività. Un’operazione in particolare, che peraltro è stata disposta e condotta dalle autorità competenti sulla base di ragioni che esulano da una volontà politica, ha fatto storcere il naso a qualcuno, come se certi provvedimenti non fossero la conseguenza di condotte ritenute – in base a ispezioni, rilievi e sopralluoghi – al di là delle norme.
L’integrazione si può fondare solo sul rispetto reciproco e sulla definizione di modalità condivise di convivenza, all’interno delle quali ciascuno può esprimere se stesso e portare ricchezza a una comunità in continua evoluzione. Tutte le politiche che intendiamo portare avanti sono basate su questo elemento di partenza, che per noi rappresenta un valore.
In campagna elettorale ha parlato sempre di una città che cambia. In cosa soprattutto vorrebbe che cambiasse Sassari?
Vorrei che fosse una città più felice, più allegra, più sorridente, più ottimista, più fiduciosa. Nel passato, anche non troppo remoto, lo è stata. Vorrei che a Sassari cambiasse quell’atteggiamento di rinuncia che ha caratterizzato la fine di un modello socio-economico arrivato naturalmente e fisiologicamente a fine corsa. Serve pensarne un altro, ma perché sia quello giusto occorre pensarlo con entusiasmo e positività.
Posso chiederle dal punto di vista personale quanto è cambiata fino ad ora la sua vita?
Amministrare la città, fare il sindaco, è un privilegio. L’ho già detto e lo ribadisco. Non posso considerare un sacrificio niente di ciò che oggi appartiene alla mia quotidianità. È certamente una responsabilità grande, ma è anche entusiasmante ed estremamente gratificante. Tutto ciò premesso, non posso negare che molte delle mie abitudini quotidiane sono state stravolte. Ma va bene così. Ho assunto questo ruolo con la consapevolezza dell’impegno che avrebbe comportato. Non me ne lamento né mi sottraggo al dovere di andare fino in fondo.
Massimo Sechi