Confronto senza regole ‘all’americana’ questa mattina alla Cisl: nessun cronometro a scadenzare gli interventi dei candidati presidente e nessun divieto di sovrapporsi. Il dibattito, durato tre ore, è stato organizzato nella sede di via Ancona a Cagliari. Dall’inizio della campagna elettorale è stato il quarto faccia a faccia dopo il primo alla Uil, il secondo voluto dalla Pastorale del lavoro e il terzo di Coordinamento3. Assenti Christian Solinas (centrodestra), “per un impegno dell’ultimo momento”, e Vindice Lecis (Sinistra Sarda) al lavoro nei territori per la campagna elettorale. Nel parterre una settantina di dirigenti Cisl senza fiammate tra gli aspiranti governatori che scelgono la linea del fair play.
A moderare il confronto, il segretario generale Gavino Carta che ha introdotto i lavori mettendo sul piatto i temi più caldi per il sindacato: lavoro, formazione e scuola, imprese e sviluppo, infrastrutture materiali e immateriali, mobilità, ambiente, politiche sociali e sanitarie, autonomia, entrate, riforma della Regione, rapporti con l’Europa. A venire fuori è stato un disegno in chiaroscuro. “Lo sviluppo – ha detto Carta – è un percorso complessivo che deve abbracciare più fronti, la crescita non passa solo dai settori produttivi, ma anche dalla scuola e dalla cultura”.
Francesco Desogus (M5s), il primo a parlare, si è detto subito d’accordo con Carta. “Il quadro della Cisl non fanno una piega, corrispondono a ciò che noi diciamo. E credo che tanti punti dei programmi siano sovrapponibili. Ma – ha puntualizzato – bisogna fare un discorso di credibilità: se i problemi ci sono, qualcuno li avrà creati. E non è stato certamente il Movimento Cinque Stelle che non ha mai governato la Sardegna”.
Paolo Maninchedda, candidato presidente del Partito dei Sardi, ha puntato sul tema del “deprezzamento del lavoro. Stiamo importando – ha detto – di tariffe orientali. Parliamo anche di 800 euro per dodici ore di lavoro. Dobbiamo dire no all’orientalizzazazione degli stipendi e assicurarci che mai si debba scendere sotto i mille euro”.
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Per Andrea Murgia, alla guida del cartello indipendentista AutodetermiNatzione, “il tema dei temi è quello della dispersione scolastica. Facciamo un patto – ha proposto il funzionario a Bruxelles – a prescindere da chi vince: nel programma di tutti ci deve essere l’obiettivo dispersione zero, sono disposto a sottoscriverlo subito”.
Così Mauro Pili, in corsa il 24 febbraio coi Sardi Liberi: “La Sardegna ha bisogno di un sindacato fortissimo”, ha esordito l’ex presidente della Regione ricordando che nei suoi venti mesi da governatore “quando la Giunta propose lo stanziamento di 20 milioni di euro per l’obbligo formativo, Cisl ne chiese 60 e alla fine si mediò su 50. Bisogna sempre alzare l’asticella nelle pretese e nelle ambizioni: se il sindacato non fa pressione, la classe politica si perde”.
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Massimo Zedda, il leader del polo civico-politico di centrosinistra, ha dapprima rimarcato che “l’impostazione dello sviluppo in tutti i settori” è il filo rosso del “programma della nostra coalizione”. Zedda ha poi parlato di rilancio dell’azione politico-amministrativa “perché la specialità statutaria della Sardegna è in parte inutilizzata, la Regione non utilizza tutti i poteri di cui dispone”. Quindi la proposta di “una legge sull’istruzione che non è mai stata fatta ed è uno dei nostri punti programmatici”. Su richiesta del segretario Carta che ha messo sul tavolo il rapporto tra politica e sindacati, Zedda ha detto: “L’abitudine all’ascolto è un corretto metodo di lavoro da applicare, una buona pratica per chi governa. L’ascolto va istituzionalizzato”.