Gemma Azuni, la sarda che corre per il Campidoglio

Per il sindaco  di Roma  Gianni Alemanno è stata l’oppositrice più determinata: due anni fa  l’ha obbligato, con la sua battaglia per la parità di genere, a “riequilibrare” la sua giunta con l’ingresso di quattro donne.   Ha occupato più volte  il Campidoglio per protesta e vinto il ricorso al consiglio di Stato contro la privatizzazione di Acea (la società che cura a Roma la rete idrica e l’energia). Ma l’ultimo avversario è stato Nichi Vendola, il segretario del suo partito, che ha deciso di sostenere un esponente del Pd, Ignazio Marino, alle primarie del centrosinistra per la scelta del candidato sindaco della Capitale.

Maria Gemma Azuni, nata a Olzai 65 anni fa,  non ne ha voluto sapere di ritirarsi.  “L’ho trovata una grave mancanza di correttezza –  dice –  soprattutto perché la decisione è arrivata con un freddo comunicato ufficiale quando avevo raccolto tutte le firme che attestavano la mia popolarità: ben 8566, più del doppio di quelle necessarie. E le ho raccolte in virtù del lavoro che ho fatto. Così ho deciso di restare in campo”.

Le primarie si svolgono oggi, dalle 8 alle 20, ed è possibile votare nei 240 seggi allestiti in tutta la città. Gemma Azuni – capogruppo di Sinistra, ecologia e libertà nell’ultima consiliatura e per due volte consigliere di maggioranza con Veltroni sindaco – è  l’unico dei sei candidati a venire da un’esperienza diretta in Campidoglio. Se la vedrà con quattro esponenti del Pd  (oltre a Marino, David Sassoli, Paolo Gentiloni e Patrizia Prestipino) e un giovane socialista, Mattia di Tommaso.

Una partita difficile, in un clima reso pesante dal risultato delle Politiche. Non si respira un’aria buona nel centrosinistra. Ma lei in questa campagna per le primarie ha deciso di investire tutta la sua esperienza e la credibilità accumulate in anni di impegno. A Roma Gemma Azuni è molto conosciuta e apprezzata per la sua onestà e per le tante battaglie che ha condotto in prima persona. E può contare sul sostegno di molti dei sardi che vivono nella Capitale.  Primo tra tutti il marito,  un dirigente  in pensione della Banca d’Italia originario di Dorgali.  E poi le amiche.  Una di loro,  un’infermiera di Bitti, solo all’ospedale San Filippo Neri è riuscita a raccogliere per lei  1.200 firme. Ed è di Bitti anche il suo addetto stampa, Pietro Calvisi.

Gemma Azuni, chi è il favorito per la vittoria?

 “Nonostante tutto, potrei essere proprio io. Sono l’unica ad avere il polso del Comune di Roma. Vengo da cinque anni all’opposizione ad Alemanno e ho condotto e vinto battaglie importantissime: dal ricorso al Tar per la parità di genere a quello al consiglio di Stato contro la vendita ai privati di parte delle quote dell’Acea.  Mi sono battuta per la difesa dei posti di lavoro all’interno dell’amministrazione e nella sanità.  Insomma, credo di aver le carte in regola. Ma queste sono primarie aperte ed è davvero difficile dire chi è il favorito. Oggi credo sia importante soprattutto invitare gli elettori del centrosinistra ad andare a votare”.

Se lei  non fosse candidata quale dei suoi competitor voterebbe?

“Non amo quelli che si presentano con il salvagente, così è troppo comodo. Parlo di Marino e Gentiloni, entrambi parlamentari, e anche di Sassoli, che ha un seggio al parlamento europeo. Credo che avrei votato per l’altra donna, cioè per Patrizia Prestipino”.

E’ vero che in Campidoglio la chiamano “la leonessa”?

“Beh, posso confermare che le mie battaglie lì dentro sono state  vere persino feroci. Quell’appellativo mi  è stato appioppato per questo motivo.  Ho combattuto a muso duro le varie parentopoli, tangentopoli e  mazzetopoli. Quando si è prospettata l’idea della vendita dei beni preziosi di Roma capitale, ho chiesto di avere un report dei beni pubblici del comune. Siccome non mi rispondeva nessuno, ho occupato l’ aula consiliare da sola e sono rimasta lì dentro per una notte. Il giorno dopo mi hanno fatto avere l’elenco: ho scoperto che ci sono 42 mila immobili con una redditività molto molto bassa. Questo mentre centinaia di cittadini stanno perdendo la casa…”

Lei vive a Roma da quando era una ragazzina, dal 1963. Perché ha lasciato la Sardegna?

 “Sono partita dopo aver fatto molte pressioni sui miei genitori per poter continuare a studiare. Avevo fatto la  sesta elementare a Olzai e poi tre anni di avviamento professionale. Avevo una zia che lavorava a servizio a Roma e la raggiunsi. Subito avviammo il progetto di trasferire qui tutta la mia famiglia, e cioè mio padre, mia madre, mio fratello e mia sorella. Alla fine trovammo per mio padre un posto da portinaio a Monteverde. Faceva il pastore. Svendette le sue 200 pecore e la famiglia si trasferì a Roma. Io tra varie peripezie, e sempre alternando lo studio al lavoro, riuscii a prendere il diploma universitario di assistente sociale. In seguito sono stata assunta in Provincia dove ho lavorato  per quarant’anni. Nell’ultima fase della mia carriera ho vinto un concorso per dirigenti e nel 2010 sono andata in pensione”.

L’integrazione a Roma non deve essere stata facile.

“Per nulla. Appena arrivai, una professoressa della mia scuola mi disse: ‘Ma scusa  perché non vai a fare la donna di servizio? Voi sarde siete molto brave in questi lavori. Troveresti  un impiego facilmente’. Tornai a casa in lacrime.  ‘Domani vai dal preside e gli racconti tutto, mi disse mio padre, se no vengo io e ammazzo quella donna’. Sapevo che poteva essere capace di farlo. Non fiatai e il giorno dopo andai dal preside che riprese la professoressa”.

Nel mezzo si è fatta anche una sua famiglia a Roma

Sono sposata da 38 anni con un uomo di Dorgali. Ho due figli, un maschio e una femmina, entrambi ingegneri. Ritorno in Sardegna appena posso: a  Natale, a Pasqua, d’estate, per la vendemmia e per la raccolta delle olive. Mi rende felice tornare, rivedere la mia terra. Ma il  pane carasau  e tutti i dolci sardi li faccio a Roma dove mi sono costruita un forno come quello che avevamo in paese. A Dorgali abbiamo una vigna e produciamo  cannonau”.

Come è arrivata all’impegno politico? 

“Prima con la militanza nel Pci. Poi, dopo un breve periodo nei Ds, aderii  a Sinistra democratica. Non mi piaceva neanche un po’ l’idea di entrare nel Pd e così scelsi Sel. Che, purtroppo, dopo un primo periodo di entusiasmo, è rimasta bloccata dalle correnti. Io non appartengo a nessuna di esse,  sono per i percorsi chiari, nitidi. Nel consiglio comunale di Roma sono entrata nel 2005, in sostituzione di un consigliere dei Ds. Nelle successiva legislatura sono stata eletta subito, ma  dopo un anno e mezzo Veltroni si è dimesso, Rutelli è stato sconfitto e ci siamo trovati con Alemanno sindaco”.

 Qual è il suo progetto per Roma?

“Lavoro e  casa prima di tutto. La crisi sta colpendo in modo drammatico le famiglie. A Roma ci sono 250 mila case vuote e circa 45 mila famiglie in cerca di casa. Non è più stata fatta  edilizia residenziale pubblica. Gli attuali beneficiari delle case  popolari spesso  non hanno i  requisiti per poterle occupare, ma mancano i controlli. Nel contempo abbiamo un patrimonio enorme  con 42 mila immobili di proprietà del  Comune.  Dobbiamo dare risposte alle  fasce  giovani colpite dal  precariato, alle  donne vittime di violenza che spesso tornano dal carnefice non sapendo dove andare. Poi c’è l’enorme problema del traffico e dell’inquinamento. Credo che dobbiamo puntare al trasporto su ferro, espandendo la metropolitana di superficie e favorire i mezzi non inquinanti estendendo la rete delle piste ciclabili. Quanto al lavoro, possiamo sfruttare molto meglio a fini turistici l’ immenso patrimonio della città. Che non è solo nel centro storico ma anche nelle periferie. Roma deve pulsare in ogni sua parte e non solo per   la movida del centro”.

Tra i candidati con i quali il 26 e 27 maggio dovrà vedersela il vincitore delle primarie del centrosinistra c’è anche l’imprenditore Alfio Marchini, molto presente in tv. Che ne pensa?

“Alfio Marchini è un belloccio che in effetti fa molti passaggi televisivi. E che dice anche di essere di sinistra, mah”.

E il candidato del Movimento 5 Stelle?

“E’ un giovane avvocato che non conosce il territorio. Credo che abbia  pochissime possibilità anche perché la delusione per l’operato dei cosiddetti grillini in Parlamento è molto forte”.

Quanto spenderà per la campagna elettorale?

“Solo 10 mila euro e nessun manifesto sui muri di Roma”.

 Come vede la situazione politica in sarda?

“Molto male.  Sono stata contrarissima al piano industrializzazione con i disastri che ne sono derivati. Sono contrarissima al cemento nelle nostre coste. Il progetto di Soru per la tutela dell’ambiente doveva essere applicato interamente, ma i vari appetiti l’hanno buttato giù. Bisognerebbe riprendere un progetto politico analogo a quello, anche se credo che la storia di Soru sia finita”.

Dimentichiamo per un attimo le elezioni romane. E se Gemma Azuni, lasciasse per un periodo la Capitale per tornare nella sua terra?

Mi piacerebbe moltissimo. Credo che con la mia esperienza potrei  fare la mia parte.  Ho ancora dentro di me una passione che mi porta a commuovervi (e la voce, davvero, si spezza, ndr)  per le lotte fatte per la difesa della dignità personale, della mia famiglia, della nostra gente.. Ho un affetto profondo per  la comunità sarda e un giorno, forse, chissà…”

Maria Giovanna Fossati

 

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