L’ex presidente del Consiglio regionale Giacomo Spissu (Pd) e il consigliere Mario Bruno (Pd), attuale vicepresidente dell’Assemblea, indagati nell’ambito dell’inchiesta bis sul presunto uso illecito dei fondi destinati ai Gruppi consiliari, questa mattina non si sono presentati in Procura per rispondere alle domande del pubblico ministero Marco Cocco, titolare delle indagini. Altri dieci esponenti politici hanno seguito la stessa strategia difensiva. Diversa la scelta per Marco Espa, ex Margherita ora Pd, che ha concordato il differimento dell’interrogatorio al 5 novembre prossimo. Data ancora da fissare, invece, per il deputato del Pd Francesco Sanna, anche lui convocato questa mattina dal magistrato.
“La data del colloquio – fanno sapere i legali del parlamentare, Anna Maria Busia e Gianluca Aste – sarà stabilita al più presto tenendo conto degli impegni istituzionali del deputato”.
Al centro dell’inchiesta c’è l‘utilizzo dei fondi pubblici destinati ai consiglieri regionali per l’attività politico-istituzionale che sarebbero invece stati dirottati, secondo l’accusa, per scopi personali. Per tutti gli indagati – 33 esponenti del centrosinistra in questo filone d’indagine – si ipotizza il reato di peculato.
Mario Bruno ha scritto su Facebook un post per spiegare le ragioni della sua assenza in aula: “I miei avvocati ritengono che debba ‘rispondere informato’, cioè mi chiedono di essere sentito una volta presa visione degli atti di indagine: per questo oggi non ho incontrato il magistrato che si occupa dell’inchiesta sui fondi dei gruppi”. Bruno, che è indagato per le spese relative alla scorsa legislatura, quando era consigliere di Progetto Sardegna, auspica di poter parlare con i magistrati “al più presto”. “E’ innanzitutto mio interesse fare chiarezza e collaborare compiutamente – spiega ancora l’esponente del Pd – voglio farlo nel miglior modo possibile soprattutto perché ho e ho sempre avuto massimo rispetto delle leggi”.