La seconda ondata dello tsunami giudiziario è in arrivo. Il consiglio regionale la attende con una sorta di rassegnata preoccupazione. Siccome la procura di Cagliari ha deciso di procedere “gruppo per gruppo”, e all’inizio di questa settimana è toccato ai consiglieri del centrosinistra della precedente legislatura (2004-2009), dovrebbe essere la volta del centrodestra.
Nel Palazzo la tensione è palpabile. Lo schema accusatorio elaborato dalla procura di Cagliari sulla base della giurisprudenza della Cassazione individua il ‘fumus del peculato nel solo fatto del passaggio del denaro destinato al gruppo consiliare nei conti correnti o comunque nella diretta disponibilità del singolo consigliere. E’ questa la ragione per cui sono stati intanto indagati tutti i rappresentanti di alcuni gruppi. I quali, in sostanza, devono rispondere di peculato “fino a prova contraria”.
La “prova contraria” consiste nel dimostrare che il denaro è stato utilizzato comunque per l’attività del gruppo. E siccome sono passati diversi anni, non è facilissimo rinvenire tutte le “pezze d’appoggio”. D’altra parte – come è emerso nel primo troncone dell’inchiesta, quello che ha coinvolto l’ex senatore del Pdl Silvestro Ladu e venti consiglieri del gruppo misto ora sotto processo – in diversi casi il denaro è stato utilizzato in un modo che appare evidentemente illegittimo. L’esempio che viene fatto è appunto quello del senatore Ladu, che arrivò a utilizzare i fondi a sua disposizione anche per pagare un carrozziere.
Pare non essere il solo ad aver gestito “allegramente” il denaro del gruppo consiliare. La Nuova Sardegna di oggi, a proposito delle indagini sul gruppo del centrosinistra, parla di spese molto alte per cene e banchetti vari. Di per sé non sono un indizio di illegittimità: esistono le cene e i banchetti di rappresentanza che, se organizzati dal gruppo, sono consentiti. A quanto pare, però, alcuni di essi si sono svolti in date sospette: nei week end, a Natale e a Capodanno.
La Nuova, inoltre, riferisce che nel’inchiesta è spuntata una web-radio. Una struttura che sarebbe stata utilizzata per giustificare
svariati pagamenti a deejay e programmisti. I quali, però, non sarebbero esperti di musica ma semplici collaboratori politici dei consiglieri regionali. Anche in questo caso, si tratterà di esaminare le posizioni personali, che sono molto differenziate. Sia per le somme delle quali ciascun consigliere deve rispondere (si va dai diecimila euro a più di duecentomila), sia per l’uso effettivo fatto dei soldi pubblici.
Si fanno intanto sempre più insistenti le voci attorno alla possibilità che altri reati – per alcuni consiglieri – si aggiungano al reato-base di peculato. Questi reati sarebbero stati compiuti a inchiesta già avviata attraverso il tentativo di ricostruire una contabilità “presentabile”. In sostanza gli inquirenti avrebbero individuato delle incongruenze tra la documentazione originaria – quella prodotta alle amministrazioni dei gruppi consiliari prima dell’avvio delle indagini – e quella presentata successivamente.
Per ieri era in programma una nuova udienza del processo con rito abbreviato a carico dell’ex senatore Ladu. Ma entrambi i suoi legali erano impegnati altrove: Piero Longo a Roma seguiva le procedure di decadenza del suo assistito più illustre, Silvio Berlusconi, mentre Mariano Delogu si trovava a Nuoro per il processo sull’omicidio di Dina Dore. L’udienza, quindi. è stata aggiornata al prossimo 20 novembre.
E mercoledì della prossima settimana si avrà la prima attesissima sentenza, quella per l’esponente dell’Italia dei Valori Adriano Salis che ha chiesto e ottenuto il rito abbreviato uscendo così dal processo principale a carico dei consiglieri regionali del gruppo misto. Sentenza molto attesa perché darà una prima indicazione sugli orientamenti della magistratura giudicante cagliaritana. La richiesta avanzata dal pubblico ministero Marco Cocco è stata infatti molto pesante: tre anni di reclusione. Tanto che Salis, sgomento, ha sottolineato che veniva trattato alla stregua di Franco Fiorito, il famoso “Er Batman” dell’analoga inchiesta sui fondi dei gruppi del consiglio regionale del Laio.