Con l’avvocata Filomena Gallo, segretaria dell’associazione Luca Coscioni, è iniziato questa mattina nella commissione Sanità del Consiglio regionale, il ciclo di audizioni sulla proposta di legge sul fine vita, a firma del capogruppo del Pd, Roberto Deriu. Davanti al parlamentino guidato dalla dem Carla Fundoni, la rappresentante dell’associazione ha parlato a sostegno della proposta di legge, che si occupa di definire le verifiche che devono essere effettuate dal sistema sanitario davanti a una richiesta di fine vita manifestata da un paziente.
“In attesa di un provvedimento legislativo nazionale che disciplini tutte le forme di fine vita, un provvedimento che sollecitiamo al Parlamento dal 2019, ci basiamo su quanto disposto dalla Corte Costituzionale con la sentenza del 2019 (che ha legittimato l’aiuto al suicidio se ancorato a particolari cautele ndr), cioè la sentenza Cappato”, l’intervento di Gallo. Per l’avvocata “le aziende sanitarie sono spesso impreparate davanti alle richieste di fine vita, così capita che in alcune regioni il paziente sia messo in condizione di morire nel giro di quattro mesi e in altri casi la asl agisca più velocemente. In altri ancora, come a Trieste, la asl ha provveduto soltanto davanti a un ordine del giudice”.
La Corte, ha ricordato Gallo, “ha stabilito i presupposti di legittimazione di una richiesta: il paziente deve manifestare una scelta libera e consapevole, ben oltre la ordinaria capacità di agire. Ancora, la patologia deve essere irreversibile e intollerabili devono essere le sofferenze, dal punto di vista fisico o psichico. E’ inoltre necessario il parere del comitato etico con lo scopo di verificare le modalità di esecuzione della volontà della persona”.
Per Fundoni questa proposta “va nel segno della libera scelta e personalmente, da medico e da politico, la considero un segno di civiltà. La legge non introduce un nuovo diritto, ma ne rende possibile l’esercizio. Lo fa in modo sobrio, rispettoso e rigoroso, dando risposte concrete a cittadini che da troppo tempo attendono”. Come presidente della commissione sanità, “credo che il nostro dovere oggi sia quello di garantire regole chiare, procedure trasparenti e soprattutto un tempo umano per chi soffre. Una sanità giusta si misura anche nel modo in cui accompagna la fragilità, senza giudicarla, ma riconoscendole voce e dignità”.
Al termine della riunione in commissione la segretaria dell’associazione Luca Coscioni ha quindi spiegato ai cronisti: “E’ stata un’audizione dove c’è stata grande attenzione, con domande di approfondimento. Quello che emerge è che il provvedimento che abbiamo proposto a quasi tutte le regioni entra nel dettaglio, va a spiegare chi deve fare cosa in base alla sentenza Cappato che ha stabilito che è lecito poter ricorrere alla morte assistita, ma solo per i malati in determinate condizioni, e quando c’è la verifica da parte del Servizio sanitario nazionale”. Una legge, quindi, “che detta tempi e competenze, e non aggiunge nulla a quello che è stato stabilito dalla Consulta”. Lavorare per una legge regionale in materia, ribadisce, “è una scelta che evidenzia il rispetto della libertà di scelta dei propri cittadini. Che potranno anche cambiare idea, ma intanto quelle verifiche hanno un tempo preciso che deve essere rispettato per persone che sono in una sofferenza che reputano intollerabile. Persone che hanno una cognizione del tempo che è diversa rispetto a tutti noi”.