Ieri il passo avanti sull’ipotesi di trovare le risorse per rimpinguare i fondi per il welfare in Finanziaria, tagliati per circa 30 milioni di euro. Oggi la doccia fredda arrivata dai funzionari della Regione. I fondi comunitari – 19,4 milioni individuati nel vertice di maggioranza – non si possono utilizzare immediatamente e non sono neppure sostituibili, al massimo aggiuntivi.
Non solo: anche per le risorse del Pon nazionale – altri 20 milioni – servono ulteriori passaggi che rendono la strada in salita. E’ quanto emerso dalla riunione tecnico-politica di oggi a cui hanno partecipato i funzionari regionali delle politiche sociali e dei fondi Ue e una delegazione di consiglieri formata da Francesco Agus (Sel) e da Raimondo Perra (Psi).
L’unica ipotesi che resta in campo è quella di utilizzare le risorse liberate dalle nuove norme di attuazione dello Statuto sardo, ma sarà percorribile solo dopo l’approvazione finale da parte del Consiglio dei Ministri. Questo fine settimana ci saranno ulteriori contatti per capire se ci sono margini di manovra, ma è possibile che serva più tempo per recuperare le risorse tra le strette pieghe del bilancio regionale, le stesse nelle quali alcuni partiti della maggioranza vorrebbero recuperare i 28 milioni di differenza tra quanto stanziato per la Sanità e il nuovo fabbisogno Cipe.
Nel frattempo, secondo quanto si è appreso, l’assessorato della Sanità sta verificando i dati in suo possesso sui piani personalizzati il cui numero, ad una prima stima, è calato dal 2014 al 2015 con l’introduzione del reddito Isee. “Non è ammissibile il taglio anche di un solo euro alla spesa per la non autosufficienza e per le estreme povertà senza la sicurezza di mantenere inalterato il livello dei servizi – sottolinea Agus – La spesa sociale è tutt’altro che sproporzionata rispetto ai bisogni e le cifre sono in linea con la media nazionale. Gli sprechi non sono in queste misure, anzi: l’assistenza domiciliare resta l’unica alternativa ai ricoveri di pazienti affetti da gravi disabilità in istituti che, anche in questi giorni, mostrano limiti ben peggiori. Un piano di ottimizzazione degli interventi è necessario – aggiunge il consigliere di maggioranza – ma i tempi per attuarlo e attivare politiche più efficaci di quelle in vigore non sono compatibili con quelli dell’approvazione della legge di stabilità”.
“Da un lato occorre battere i pugni a Roma per avere le riserve erariali – sostiene Perra – Dall’altro è necessario trovare una soluzione sul versante della spesa sanitaria delle Asl. Il tutto andrebbe fatto prima di martedì, altrimenti non è escluso un ulteriore slittamento per la presentazione degli emendamenti”. (ANSA)