Potrebbe arrivare da Roma una nuova battuta d’arresto per la Regione. Questa volta sotto la lente d’ingrandimento della Ragioneria generale dello Stato ci sarebbe la legge Finanziaria 2025, approvata lo scorso aprile dopo mesi di esercizio provvisorio.
La segnalazione della Ragioneria, resa pubblica dall’ex assessore regionale Paolo Maninchedda sul sito Sardegna e Libertà, avrebbe già raggiunto gli uffici legislativi del ministero dell’Economia e delle Finanze. Nella nota, secondo quanto trapelato, si evidenziano criticità su alcuni articoli della Finanziaria che prevedono l’erogazione di contributi a una vasta platea di soggetti: enti locali, consorzi, università, fondazioni, parrocchie, Asl, associazioni e federazioni.
Il nodo sollevato dai tecnici statali riguarda la mancanza di criteri chiari e trasparenti nell’assegnazione di queste risorse. Le somme, si legge nella nota, sarebbero state attribuite “senza specificare le modalità di attuazione e senza alcun ricorso a procedure pubbliche”. Un’impostazione che, secondo il Mef, rischia di entrare in rotta di collisione con la giurisprudenza costituzionale. In particolare, viene citata la sentenza n. 137 del 2009 della Corte Costituzionale, che richiamava l’obbligo di garantire pari trattamento attraverso regole oggettive e trasparenti nella distribuzione delle risorse pubbliche.
L’opposizione non ha perso tempo a cavalcare la vicenda. Il consigliere nazionale di Forza Italia, Marco Tedde, ha parlato di “mancette clientelari elargite dalla presidente Todde e dai suoi sodali”, puntando il dito contro una presunta distribuzione arbitraria delle risorse. “Siamo di fronte a uno schema che premia alcuni territori a discapito di altri — ha attaccato l’ex sindaco di Alghero — con emendamenti che hanno consentito l’erogazione di oltre 170 milioni di euro senza un minimo di equità. Alghero, ad esempio, è stata quasi completamente esclusa”.