“Nonostante le gravi difficoltà e i limiti dell’Unione europea, emersi soprattutto negli anni più recenti, il rafforzamento politico dell’Ue, in una prospettiva federale, non ha alternative, se non negative. Sono infatti regressivi i rigurgiti nazionalisti ed esclusivisti emergenti in numerosi Paesi europei, Italia compresa: bisogna contrastarli innanzitutto sul piano culturale.” È questo il messaggio centrale emerso in una affollata assemblea (circa duecento partecipanti) a Cagliari, coordinata da Lucetta Milani e Tore Cherchi, introdotta da tre intellettuali, Gian Giacomo Ortu, Christian Rossi e Andrea Deffenu e che ha visto un dibattito serrato con tredici interventi dalla platea e significative testimonianze. Era presente anche il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, “a dimostrazione che il tema è sentito”, sottolineano gli organizzatori.
Europeisti e federalisti perché? “Senza l’Europa unita – argomenta Gian Giacomo Ortu – non avremmo avuto il lungo periodo di pace vissuto dal 1945 ad oggi e mai conosciuto prima; non avremmo avuto i grandi progressi ottenuti nell’affermazione e nella tutela dei diritti fondamentali e la formazione di una identità transnazionale permeata di valori umanistici e solidali”. A Christian Rossi, storico delle Relazioni Internazionali, è toccato il compito di analizzare la crisi politica in atto, originata da spinte egoiste di taluni Stati e ad Andrea Deffenu argomentare perché l’unione politica e federale sia la strada per superare la crisi e dare una risposta europea, la sola realmente efficace, ai problemi del presente.
“Europa dove vai?”, si è chiesto don Ettore Cannavera, indignato per la situazione drammatica dei migranti alla deriva nel Mediterraneo. Un tema, quello delle migrazioni, che è ritornato negli interventi di Giulio Calvisi e della deputata Romina Mura. La politica di cooperazione nord-sud in alternativa ai nuovi muri è la strada indicata da Cristina Zuddas che di cooperazione transfrontaliera si occupa professionalmente e dall’avvocato Patrizio Rovelli. Giulio Lai, con un Erasmus alle spalle, ha testimoniato lo spirito europeo dei giovani di oggi. Mauro Sarzi illustra un suo lavoro artistico ispirato a Ernesto Rossi, coautore con Altiero Spinelli del Manifesto di Ventotene. Del linguaggio internazionale dell’arte parla Angelo Liberati. Mauro Pistis ha rivendicato una riforma elettorale che garantisca la rappresentanza sarda nel parlamento europeo. Remo Sizza, Benedetto Barranu, Luca Pizzuto e il segretario della Cgil, Michele Carrus, hanno rilanciato la necessità di un profondo cambio della politica economica e di welfare per fare fronte alla disoccupazione e alle diseguaglianze crescenti: rivendicano un’Europa con un’anima sociale, attenta alle persone e non alle agenzie di rating.
Il populismo è alimentato anche dal disagio sociale. L’Unione Europea deve porre al primo punto le questioni del lavoro e dell’equità sociale. Non casualmente, il programma federalista del Manifesto di Ventotene che ha ispirato la discussione, ha una forte caratterizzazione anche sociale perché si propone, oltre che la «definitiva abolizione della divisione dell’Europa in stati nazionali sovrani», anche «l’emancipazione delle classi lavoratrici e la realizzazione per esse di condizioni più umane di vita». Le prossime elezioni europee saranno un referendum sul futuro dell’Europa: o si va avanti o si regredisce pericolosamente. Non stare alla finestra, è l’invito conclusivo dell’assemblea.