Errore in una legge del Consiglio, mazzata da 600 milioni per i Comuni

I Comuni sardi rischiano di dover restituire alla Regione 600 milioni di euro. Il pasticcio è scritto nell’assestamento di bilancio 2014-2016,

I Comuni sardi rischiano di dover restituire alla Regione 600 milioni di euro. Ma si stima che la cifra possa crescere fino a 800. Il pasticcio – perché di questo si tratta – è scritto nell’assestamento di bilancio 2014-2016, votato il 24 ottobre scorso dal Consiglio regionale attraverso l’approvazione della legge 19. In buona sostanza, se entro quella data (peraltro già passata) gli enti locali non hanno appaltato opere e lavori, perdono il diritto ai fondi ottenuti dalla Regione. E appunto li devono dare indietro, compresi gli oneri di progettazione. In alternativa, le risorse saranno stornate dai finanziamenti futuri.

Se n’è accorto Cesare Moriconi del boomerang che sta per travolgere i Comuni. Il consigliere regionale del Pd ha infatti protocollato una proposta di legge, la numero 151, con la quale chiede la modifica della scadenza dal 24 ottobre 2014 al 15 marzo 2015. Che poi: la frittata è già fatta, ma ci sono ancora spazi per correggere la legge 19 in extremis. Come andrà a finire si saprà mercoledì, quando è convocata la conferenza dei capigruppo per la ripresa dei lavori dell’Assemblea dopo il ponte dell’Immacolata: Moriconi, appellandosi all’ex articolo 102 del Regolamento consiliare, ha chiesto l’immediata approvazione della sua proposta. Servirà l’unanimità dei capogruppo per fare arrivare la norma in Aula senza passare in commissione.

Il pasticcio è scritto ai commi 1 e 6 dell’articolo 2: “È disposto ope legis (cioè per il dettato della norma stessa) il definanziamento delle autorizzazioni di spesa per il quale non sia stata assunta, da parte dell’ente beneficiario, l’obbligazione giuridicamente vincolante”, da intendersi come “aggiudicazione dei lavori”.

Domani si dovrebbe conoscere invece l’elenco delle opere a rischio. E si va dai lavori pubblici agli appalti in materia ambientale. In soldoni, tra i 600 milioni e gli 800. Con una beffa: in molti casi i ritardi dei Comuni sono imputabili unicamente al patto di stabilità, cioè ai vincoli di spesa imposti da Bruxelles e che, a catena, hanno allungato i tempi di affidamento delle progettazioni.

Moriconi non vuole aprire un caso politico e anzi difende l’impianto normativo della legge 19. “Il principio che sottende l’assestamento di bilancio – chiarisce – è giustissimo, sia da un punto di vista giuridico che politico: la Giunta prima e la maggioranza poi hanno scelto correttamente di spendere i residui di bilancio e, addirittura, si stanno mettendo a correre quelli del 2011, quindi si tratta di somme non utilizzate non certo per responsabilità del centrosinistra. Ma l’effetto positivo della scelta – continua il democratico – rischia di essere vanificato nel momento non si modificano i termini di legge. I Comuni, costretti a fare i conti pure con procedure autorizzative molto lunghe, vanno messi nelle condizioni di completare gli ultimi atti, dal momento che l’aggiudicazione di un appalto è solo il rush finale di una maratona burocratica. Non stiamo parlando di enti locali inadempienti, ma della necessità di agevolare il completamento di iter spesso farraginosi”.

Come detto, al definanziamento è affiancata la restituzione delle risorse assegnate, una mazzata scritta al comma 5, sempre dell’articolo 2. Si legge: “Le somme già trasferite agli enti oggetto di definanziamento sono recuperate, senza interessi, anche mediante compensazione su futuri trasferimenti regionali”. Cioè sul Fondo unico degli enti locali, a fatica rimpinguato lo scorso agosto dopo la mobilitazione dei sindaci, fasce tricolori che protestarono pure in Consiglio regionale.

Alessandra Carta
(@alessacart on twitter)

LEGGI ANCHE: Mazzata da 600 milioni sui Comuni, Scano (Anci): “Si puniscono gli incolpevoli”

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