Eolico, nel centrodestra la voce fuori dal coro di Urpi: “Lavoriamo insieme, chi dice no a tutto è il miglior alleato di chi inquina”

“Dobbiamo spegnere urgentemente le centrali a carbone che ci sono in Sardegna”. Il sindaco di Sanluri e consigliere regionale del centrodestraAlberto Urpi, si pone in una posizione mediana nella contrapposizione di questi mesi sulle rinnovabili e allo stesso tempo prova a guardare lontano, quantomeno al 2030 che è la ‘deadline’ stabilita dall’Europa per arrivare a una produzione di energia che provenga quasi per la metà da fonti non fossili. “La transizione energetica è un obiettivo, un punto d’arrivo – dice a Sardinia Post l’esponente di Sardegna al Centro 20Venti -. Ora accendiamo la luce solo grazie alle centrali di Portoscuso e di Fiume Santo o agli scarti inquinanti della Saras. Non è più sostenibile”. Urpi, che è anche ex presidente del Consiglio dell’Anci, lancia un appello a istituzioni, imprese e cittadini: “Basta seguire gli aspetti più demagogici della questione, cerchiamo un punto di equilibrio. Chi dice no a tutto rischia di essere l’alleato più forte di chi inquina”. 

Il sindaco propone di uscire da una logica di contrapposizione frontale e di divisione per schieramenti politici e chiede di ragionare in termini di “comparto Sardegna”. L’ora della verità, il momento in cui si faranno veramente i giochi per i prossimi anni sarà la discussione sulle aree idonee dove installare gli impianti eolici e fotovoltaici. In questi giorni la Giunta guidata da Alessandra Todde – tramite l’assessore all’Urbanistica, Francesco Spanedda – è al lavoro sulla mappa che poi dovrà essere presentata in Consiglio regionale agli inizi di ottobre. “Il tema decisivo è dove installarle e quante installarne, non “se” – dice Urpi -. Le pale eoliche non sono generatrici di gas nervino. Va bene non essere assaliti e non essere deturpati ma adesso non esageriamo. Non riesco neanche a ipotizzare una Sardegna che non fa la sua parte per dismettere le tecnologie inquinanti per produrre energia. L’Isola – e qui parlo di tutti: da chi lavora nelle istituzioni ai privati cittadini – è in grado di trovare un punto di equilibrio?”. 

In questo senso il sindaco di Sanluri parla anche come rappresentante degli enti locali. “Bisogna ridare peso ai Comuni – dice -. Con il Piano urbanistico comunale diciamo ai cittadini come devono sistemare le porte di casa e non possiamo contribuire a decidere dove installare le rinnovabili? Molti Comuni vogliono che il loro territorio sia vocato. Ci sono luoghi di gran pregio e lì l’eolico no ma ci sono – per esempio – le zone industriali dismesse dove si può lavorare: non è tutto beni archeologici e ambientali”. Una sua proposta è quella di sostenere economicamente il fotovoltaico nelle case e nei Comuni con interventi tempestivi e con il suo gruppo in Consiglio presenterà una proposta di legge per finanziare 50 distretti delle comunità energetiche: “L’obiettivo è farle federare in un’unica Comunità energetica sarda e arrivare sempre più vicino all’autosufficienza e poter arrivare a 6 Gigawatt con l’autoproduzione dei cittadini”.

“Sono andato a riunioni in cui mi hanno fischiato perché ho detto la mia sulla transizione energetica – conclude Urpi -. Ho parlato anche di metano: ma chi mi fischia sa che usa una bombola a gas molto più inquinante? Siamo l’ultima regione in Italia in questi ambiti. Sono stanco di demonizzazioni sulle rinnovabili, sul metano, su tutto. Ma così ci teniamo la bombola a gas, il carbone di Portoscuso e Fiume Santo, il petrolio della Saras”.  (Andrea Tramonte)

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