Donne in politica, la Sardegna al 125mo posto al mondo. Come il Congo

Pochi giorni fa l’Onu e l’Unione interparlamentare hanno reso nota la mappa mondiale sulla presenza delle donne in politica. E per la Sardegna non ci sono buone notizie. Se infatti si prende in considerazione il consiglio regionale, che su sessanta onorevoli conta appena quattro donne, l’Isola ‘conquisterebbe’ la 125ma posizione. Più o meno lo stesso risultato ottenuto da Congo, Nigeria e Myanmar. Vale a dire nazioni in cui le donne sono ben lontane dal vedersi riconosciuti diritti fondamentali, a partire dal diritto ad essere adeguatamente rappresentate nelle istituzioni.

“Una vasta sezione del sito della Regione Sardegna è dedicata alle pari opportunità – commentano in una nota i vertici di Progres – e si legge che ‘l’applicazione del principio delle pari opportunità fra uomini e donne è tra gli obiettivi prioritari nell’ambito delle politiche della Regione’. Molto suggestivo, forse, ma poco reale, considerato che se fosse vero, certamente nella scorsa legislatura il consiglio regionale non avrebbe bocciato (45 contro 21), alla vigilia delle elezioni per il suo rinnovo, la legge che prevedeva la doppia preferenza di genere per riequilibrare il numero di uomini e donne all’interno dell’assemblea”.

Secondo i dati di Progres, dal 1949 ad oggi sono state elette nell’assemblea regionale 37 donne in rapporto ai 557 consiglieri dell’era autonomista. “Questo è lo specchio di una società ancora fortemente sessista e discriminante – prosegue la nota – e di una classe politica sbilanciata le cui conseguenze sono lampanti e sotto gli occhi di tutti. Per questo riteniamo quantomeno urgente che tale tema ritorni ad essere centrale nell’agenda politica sarda. Che si discuta di una nuova legge elettorale e che si intervenga finalmente con proposte sostanziali e non più con parole e formalismi. L’attuale giunta regionale – concludono gli esponenti di Progres – deve affermare chiaramente quale modello sociale intende perseguire nella partecipazione delle donne alla politica: un modello più simile al Kuwait (135esimo in graduatoria con una donna su 65 parlamentari) oppure un modello quale quello dalla piccola repubblica islandese (11a in graduatoria con un numero di donne vicino alla metà dei 63 parlamentari eletti)?”.

 

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