Dissuasori a mare contro pesca illegale: tanti dubbi sulla proposta del Psd’Az

Accoglienza tiepida in commissione Ambiente per la proposta di legge del Psd’Az sulla protezione della fascia costiera attraverso l’installazione nei fondali di barriere fisiche per impedire la pesca illegale a strascico. Durante le audizioni, in particolare il dipartimento di scienze chimiche e geologiche dell’Università di Cagliari ha sottolineato “i rischi di alterazione dell’ambiente marino”, escludendo allo stato attuale delle conoscenze che “l’intervento contenuto nella legge possa produrre un beneficio per le spiagge della Sardegna“. L’Ispra, che si occupa dal 2017 del monitoraggio ambientale dei dissuasori installati a protezione dell’elettrodotto Sapei nel golfo dell‘Asinara, ha suggerito un approccio multidisciplinare al problema ed un insieme di azioni di controllo sulle imbarcazioni da pesca e formazione degli operatori.

Tra gli ambientalisti, il Gruppo di intervento giuridico ha ricordato che “ogni attività in questo campo va preceduta dalle valutazioni di impatto e incidenza ambientale”, Legambiente invece ha espresso la sua preferenza per interventi limitati con materiali compatibili (come il cemento armato) per mantenere inalterato l’equilibrio dell’ambiente marino. Le associazioni delle marinerie sarde si sono espresse a favore, più che alle barriere artificiali, a una politica di rigorosi controlli sulla pesca. Gli assessori all’Agricoltura e all’Ambiente, Gabriella Murgia e Gianni Lampis, hanno proposto l’adozione di apposite linee guida della Regione sulla progettazione e la messa in opera delle strutture. Franco Mula, primo firmatario della legge, ha assicurato che sarà la Giunta a definire con specifiche linee guida le modalità operative di intervento, e ha ricordato che iniziative analoghe sono state realizzate in molti Paesi del mondo.

Dopo le audizioni i Progressisti hanno parlato di “severa bocciatura” della proposta di legge, e ne hanno chiesto il ritiro immediato. Secondo Maria Laura Orrù e Antonio Piu, infatti, “la proposta è anacronistica, non supportata da studi scientifici recenti e, dal nostro punto di vista, totalmente contraria a qualunque visione di tutela dell’ambiente e del sistema marino”. Piuttosto, concludono, “serve massimo coinvolgimento di tutte le istituzioni, gli enti e le associazioni per una nuova eventuale formulazione in cui siano considerate le differenze delle nostre coste per capire come intervenire, se possibile, laddove necessario”.

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