La “controinformazione” di Cappellacci: “Detto Fatto” (e smentito)

Cappellacci dà alle stampe (virtuali) una brochure pre-elettorale di 36 pagine: “Ecco tutto quello che abbiamo ottenuto. Zona franca compresa”. L’opposizione: “Propaganda e bugie”.

Un libello digitale di propaganda elettorale realizzato da SardegnaIt, società in house della Regione. Si chiama “Detto Fatto” e , dal punto di vista grafico, ricorda molto – non è chiaro quanto consapevolmente – la testata di Famiglia Cristiana. Si tratta – come spiega il governatore Ugo Cappellacci nelle due pagine di presentazione (corredate dalla sua firma autografa e da un “Forza paris” vergato di pugno) – di un resoconto di quanto il governo regionale avrebbe appunto “fatto” in questi anni per “restituire la Sardegna ai sardi”.

Segue l’elenco. Dalla riduzione dell’Irap, alla “Flotta sarda”, dalla “continuità territoriale aerea” a “un taglio netto ai privilegi e ai costi della politica”. Con molta disinvoltura, il governatore – quando mancano meno di tre mesi dalle elezioni regionali – attribuisce a esclusivo merito del suo governo, e quindi di se stesso, quanto effettivamente è stato fatto. E dà per “fatto” quanto è stato avviato o annunciato. Per poi tornare su uno dei temi che gli sono più cari, il nuovo “Piano paesaggistico” regionale a proposito del quale – coerentemente – va avanti nella demolizione della normativa ancora in vigore. Come, d’altra parte, cominciò a fare due anni fa, quando per lo stesso scopo acquistò con i soldi pubblici intere pagine di pubblicità istituzionale sui quotidiani isolani.

L’iniziativa non è passata inosservata. Dagli ambienti vicini al governatore ci si è affrettati a sottolineare che qualcosa di simile (con una pubblicazione distribuita dal Giornale di Sardegna) fu fatto alla vigilia delle elezioni del 2009 dall’allora governatore Renato Soru. Il quale, a dire il vero, non aveva goduto negli anni precedenti della stessa buona stampa di cui ha beneficiato Cappellacci. E, in effetti, il libello digitale del governatore in carica appare, per molti aspetti, un riassunto di quanto – spesso senza contraddittorio – ha potuto propagandare in questi anni sugli organi d’informazione finanziati dalle sue elargizioni di pubblicità istituzionale.

Abbiamo sottoposto la lettura del libello a due esponenti dell’opposizione: il democratico Gianvalerio Sanna e il leader di Sel, e senatore Luciano Uras, per sentire cosa ne pensano loro di tutto questo “detto” di tutto questo “fatto” dei quali, dai banchi del consiglio regionale, sono stati osservatori e testimoni diretti. A partire dalla prima delle “dieci cose di cui siamo più orgogliosi”, cioè la “vertenza entrate”. Che – stando al testo del governatore – grazie a una dura battaglia “porterà in Sardegna 1,3 miliardi di euro in più”.

 Commenta  Sanna: “Ma quella battaglia non l’ha fatta mica lui. Cappellacci, al contrario, in cinque anni non è nemmeno riuscito ad attuarla e paradossalmente le entrate sono diminuite di oltre 700 milioni”.

Si passa (punto 2) ai “progetti per l’istituzione della Zona franca integrale. Una battaglia storica è diventata realtà”. Sanna: “Dove? Qualcuno se ne è accorto?”. La riduzione dell’Irap del 70% è al punto 3. “Se lo tolga dalla testa – dice Sanna – il copyright appartiene al Pd, che su questo tema ha vincolato la maggioranza”. Per la precisione, la proposta è firmata dallo stesso Sanna e dal collega di partito Franco Sabatini.

Si prosegue con i tagli ai costi della politica, con il presidente che “rinuncia alle indennità e alle auto di servizio”. Poi però vengono noleggiate. Luciano Uras, ex consigliere regionale e da pochi mesi senatore in quota Sel, sbotta: “La prima proposta sui tagli ai costi della politica è stata depositata in consiglio nel marzo del 2009. Tre i firmatari: io e Carlo Sechi di Sel,e Chicco Porcu del Pd. Poi è stata unificata con un testo proposto da PierpaoloVargiu, dei Riformatori. E molti sforzi sono stati fatti dalla presidenza del Consiglio, con Claudia Lombardo, mica da Cappellacci”. Che, ricorda Gian Valerio Sanna, “non ha mai partecipato alle sedute dedicate a questi temi: sempre assente”.

detto_cristianaNel decalogo si parla poi di “svolta green” della Regione e si pontifica sulla Sassari-Olbia. “Beh, basta vedere come stanno violentando il Piano paesaggistico”, taglia corto Luciano Uras. E Sanna: “Al momento registro solo un pronunciamento della Consulta, ove si dice che non c’è niente da fare: senza copianificazione, il Piano di Cappellacci è carta straccia”. Sulla quattro corsie Sanna ricorda che i fondi “sono stati trovati nella precedente legislatura” e a Cappellacci andrebbe ascritto solo “il demerito di averli spesi in netto ritardo”. E poi: opere pubbliche e progetti di sviluppo “per oltre un miliardo”, dice Cappellacci. “Ma il fondo dedicato a questi investimenti è stato svuotato – dice Sanna – e gli stanziamenti per l’edilizia abitativa portati da 35 a 5 milioni…”.

E ancora, tutto d’un fiato: credito alle imprese (“238 milioni per il fondo dedicato”, si legge nel testo firmato dal presidente della Regione), quindi si passa “ai soldi dati agli agricoltori con la risoluzione dei problemi legati alla legge 44” e si chiude con la Flotta sarda. “Andiamo a guardare la mortalità delle imprese sarde – dice Sanna – e si vedrà che questa boutade è un’offesa al buonsenso. Sulla legge 44 Cappellacci dovrebbe chiedere agli agricoltori perché dovrebbero rallegrarsi: non è vero che non dovranno restituire i fondi, non dovranno pagare gli interessi. Flotta sarda? Ma se non esiste…”. Esiste però il deficit milionario lasciato sulle spalle di Saremar e soprattutto dei contribuenti.

Per Luciano Uras, nel libello Cappellacci “ha messo le cose che più colpiscono sul piano della campagna elettorale, e lo fa con le risorse della Regione, vantandosi di cose che qualche volta ha subito e qualche volte ha impedito, attraverso la sua inadeguatezza. Dipinge una Sardegna serena, grassa, opulenta, che ha risolto problemi, anche nel Sulcis: si prenda un triciclo e giri, che è meglio”.
Non meno severo il commento di Gian Valerio Sanna: “La gente dovrebbe valutare la moralità di un presidente che di fronte al dramma della Sardegna, non trova limite morale all’esercizio della propaganda. Si chiama anche pubblicità ingannevole”.

Pablo Sole

sole@sardiniapost.it

 

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