Con l’approvazione del nuovo Decreto sicurezza, il Governo ha inferto un duro colpo all’agricoltura sarda e, in particolare, alla filiera della canapa. A denunciarlo è il deputato del Partito Democratico Silvio Lai, componente della Commissione Bilancio della Camera, che definisce il provvedimento “un danno certo, non più solo un rischio”.
Secondo Lai, le nuove disposizioni – che vietano la coltivazione, la produzione, la trasformazione e la vendita delle infiorescenze di canapa – penalizzano duramente un settore che conta oltre 500 ettari coltivati e dà lavoro, tra diretto e indiretto, a più di 300 persone. “Si tratta di una misura miope, antiscientifica e ingiusta”, afferma il parlamentare, “che criminalizza un comparto agricolo sostenibile e virtuoso, già oggi punto di riferimento per molte comunità rurali sarde e valida alternativa alle colture intensive”.
La canapa, coltivata in Sardegna sin dal Medioevo per scopi tessili e alimentari, rappresenta oggi una risorsa strategica per lo sviluppo sostenibile e l’economia verde. Secondo le stime citate da Lai, il danno economico derivante dall’entrata in vigore del decreto ammonterebbe ad almeno 1,5 milioni di euro l’anno, tra perdite di fatturato e investimenti sfumati.
“La scelta del Governo – prosegue l’esponente dem – è figlia di un furore ideologico che privilegia la repressione cieca alla regolamentazione intelligente. A farne le spese non è la criminalità, ma gli agricoltori che hanno creduto e investito in un settore agricolo pulito e innovativo. Un errore che va contro la vocazione green della Sardegna e contro le linee guida europee in materia di sostenibilità e agricoltura circolare”.
Per Lai, la contraddizione è evidente: mentre altri paesi europei continuano a sviluppare filiere legali e regolamentate per la canapa, l’Italia rischia di auto-escludersi da un mercato in crescita. “Le infiorescenze per tutti gli usi – tessili, farmaceutici e persino ricreativi – continueranno ad arrivare legalmente dall’estero, dove la normativa è più evoluta. Il risultato? Una penalizzazione competitiva per i nostri produttori, senza alcun beneficio per la sicurezza pubblica”.
Il parlamentare sardo segnala anche il rischio di incostituzionalità e incompatibilità con il diritto europeo. “La norma potrebbe essere contestata presso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea – spiega – per violazione dei principi sulla libera circolazione delle merci e sulla proporzionalità delle misure restrittive”. Il Partito Democratico, conclude Lai, è pronto a continuare la battaglia sia in Parlamento che nelle istituzioni regionali, per difendere il diritto dei coltivatori sardi a una filiera trasparente, legale e sostenibile. “Servono norme chiare e moderne, non crociate ideologiche che cancellano storia, lavoro e futuro della nostra terra”.