“Il test antigenico positivo non è sufficiente a determinare un caso di Covid, se non confermato da tampone molecolare successivo”. Il 27 gennaio lo ha scritto in una nota Maria Antonietta Raimondo, la Dg facente funzioni dell’assessorato regionale alla Sanità guidato da Mario Nieddu. Quanto è bastato per rendere ancora più confusa la già difficilissima gestione della pandemia in Sardegna.
Oggi sarebbe stato il giorno giusto perché Nieddu dicesse qualcosa, ma non risulta che dall’assessorato di via Roma a Cagliari abbiamo mandato comunicati stampa. Una nota interna l’ha invece mandata il direttore generale della struttura complessa di Igiene e Sanità pubblica, Antonio Frailis, che ha scritto a “tutti gli operatori di Cagliari, Carbonia e Sanluri”, ribadendo quanto disposto dalla Raimondo il 27 gennaio.
Che la Sardegna stia facendo una figura barbina, si sa da tempo. Peraltro: nelle stesse Faq della Asl 8 di Cagliari, online sul sito dell’Azienda, il tampone antigenico e quello molecolare sono equiparati attraverso una schermata in cui sono riprodotte le disposizioni contenute nel decreto firmato da Mario Draghi il 30 dicembre.
Di più: proprio per snellire le procedure, in Emilia Romagna viene considerato valido, ai fini diagnostici, anche il test fatto in casa. La persona guarita deve poi caricare la foto con l’esito del tampone sul portale regionale senza aspettare i tempi dell’Azienda sanitaria di riferimento. In Sardegna, invece, Nieddu e i suoi uffici hanno deciso di complicare la vita ai sardi, costretti già a sopportare le storture di un sistema gestito malissimo.
Con la nota del 27 gennaio adesso non si capisce più cosa sia necessario fare. L’unica cosa che si intravede all’orizzonte è un ulteriore caos con centinaia di sardi che sono costretti a continuare la quarantena perché l’Ats (ora Ares) tarda nel chiamare i positivi e nel rilasciare loro il Green Pass.
Oltre al nuovo ostacolo messo in campo dall’assessorato alla Sanità, continuano a fioccare le segnalazioni sui disservizi legati proprio alla certificazione verde, dal 1° febbraio indispensabile per fare quasi tutto. Ma se l’Ats non trasmette alla piattaforma nazionale Sogei l’avvenuta guarigione delle persone, il ministero non può inviare l’authcode con cui generare il Green Pass.
Ci sarebbe il tanto per mettersi le mani nei capelli già così. Invece sono tanti anche i casi di persone che in Sardegna si sono vaccinate tra il 26 e il 28 gennaio, ma ugualmente non hanno ancora ricevuto la certificazione verde.
Il presidente della Regione, Christian Solinas, ha due strade: cacciare l’assessore Nieddu una volta per tutte oppure firmare un’ordinanza nella quale dà a tutti gli ospedali un po’ di indicazioni utili. Anche perché a livello nazionale è stato siglato l’accordo con le farmacie per snellire le file nelle Asl e fare le diagnosi con i test antigenici. Ma la Sardegna, evidentemente, ha deciso per il passo del gambero.
Al modello emiliano ha fatto riferimento la consigliere regionale del Pd, Rossella Pinna, in una risoluzione presentata nei giorni scorsi in commissione Sanità e firmata dall’intera minoranza. Solinas è stato invitato ad adottare nuove procedure “per velocizzare la diagnosi”. Il presidente della Regione ha il potere di farlo: se in Sardegna decine e decine di persone guarite continuano a restare a casa perché l’Ats non chiama o non dà i Green Pass, sappiano i sardi che la responsabilità è solo del centrodestra al governo dell’Isola. (al. car.)