Costi della politica: in Consiglio approvati i tagli a indennità e fondi ai Gruppi

Diventa definitivo il taglio alle indennità e l’eliminazione dei fondi ai gruppi per il Consiglio regionale della Sardegna che oggi, in una delle ultime sedute della legislatura, ha recepito il decreto Monti. Il provvedimento è stato approvato con 49 sì, sei no e tre astenuti. Dalla prossima legislatura, quando i consiglieri saranno 60 e non più 80, si passerà da circa 9.000 euro attuali (indennità consiliare, diaria e rimborso per spese di segreteria e rappresentanza e contributo per spese di documentazione, aggiornamento, stampa e strumentazioni tecnologiche) a circa 7.600 (indennità consiliare, rimborso forfettario e spese inerenti l’esercizio del mandato). Sparisce la diaria, mentre il contributo dato a chi risiede fuori Cagliari viene diminuito e andrà a chi abita oltre i 71 chilometri dal capoluogo (oggi oltre i 35). Via anche l’indennità di carica che rimane solo per il presidente del Consiglio e della Regione (2.500 euro mensili) e per i componenti della Giunta (1.200 euro).

Eliminata, invece, quella per i Questori (prevista inizialmente in 800 euro). Gli assessori tecnici (quindi non eletti consiglieri, ma nominati componenti della Giunta) che sono dipendenti della pubblica amministrazione potranno optare tra lo stipendio dell’amministrazione e quello da assessore. Bocciato l’emendamento di Efisio Arbau (La Base) e Franco Cuccureddu (Mpa) che riprendeva la proposta di legge popolare presentata con 17 mila firme nel 2012 e che puntava a tagliare ulteriormente i costi della politica riducendo l’indennità consiliare omnicomprensiva a 3.000 euro netti con un rimborso di 2.000 euro per coloro che risiedono oltre i 50 chilometri, non prevedendo nessuna indennità aggiuntiva per le cariche ricoperte in Consiglio e in Giunta. Durante la discussione in Aula si sono levate voci contrarie sia sulla mancata differenziazione dei rimborsi per i consiglieri di Cagliari e quelli residenti altrove, sia sui contratti di collaborazione per i singoli gruppi. Bocciato l’emendamento di Renato Soru (Pd) che aveva posto il problema del numero dei collaboratori chiamati dalla pubblica amministrazione che possono essere assunti a tempo determinato nel limite di uno per ogni consigliere e con un inquadramento contrattuale non superiore alla categoria D.

“Il Consiglio regionale è stato testimone dell’approvazione di un testo ipocrita e demagogico. Non riesco a trovare altri aggettivi per definire la normativa che definirà il funzionamento dei Gruppi consiliari e l’inquadramento di chi vi collabora”. Così Giuseppe Stocchino, consigliere regionale di Rifondazione comunista, commenta l’approvazione della legge che elimina il finanziamento per i Gruppi. “Si è persa un’occasione per tacere – afferma Stocchino – e per costruire un sistema in grado di declinare le idee e le proposte di chi siederà nella massima assemblea sarda. In Aula ho espresso tutto il mio dissenso sul testo. Rivendicando la mia posizione e ricordando che ogni consigliere deve essere messo nella condizione di svolgere al meglio il suo mandato; l’iniziativa legislativa ed il sindacato ispettivo non possono essere ridotti a simulacro. Elementi ovvi che sembrano essere stati accantonati da chi, colto con le mani nella marmellata, è oggi impegnato a pulirsi la coscienza con la proposta di norme controproducenti e dannose per tutta la Sardegna”. “Cappellacci tenta maldestramente di farsi alfiere della battaglia per la riduzione dei costi della politica – aggiunge l’esponente del Prc – peccato che il vero costo sia rappresentato proprio dalla sua inesistente azione politica; una lacuna che ha gettato la Sardegna in una crisi economica senza precedenti. Il voto di oggi è uno spot elettorale infarcito della propaganda più becera”.

“Il taglio dei fondi dei gruppi consiliari non solo recepisce i contenuti di una proposta formulata dalla Giunta regionale, ma rappresenta la prosecuzione di un percorso virtuoso compiuto in questa Legislatura, in anticipo rispetto al quadro nazionale e soprattutto con provvedimenti concreti”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci. “Un percorso – ha aggiunto Cappellacci – che ha visto la Regione ridurre il numero dei consiglieri, le indennità, i fondi per le missioni. Abbiamo altresì tagliato le Province, i consigli di amministrazione, abbiamo dimezzato le auto blu e tante altre spese che vengono giustamente concepite dai cittadini come un sovrappiù della politica. E’ una linea sulla quale intendiamo proseguire per riavvicinare la politica alla comunità, affinché non sia più percepita come ‘altro’, rispetto alla società che rappresenta. La politica – ha concluso il governatore sardo – deve essere un servizio alla collettività e non più un mestiere, una carriera o una rendita di posizione”.

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