Si voterà domenica 25 e lunedì 26 ottobre in 160 Comuni dell’Isola che dovranno eleggere sindaco e Consiglio comunale. Così ha deciso la Giunta che ha previsto l’eventuale turno di ballottaggio due settimane dopo, domenica 8 e lunedì 9 novembre. Una decisione che fa saltare definitivamente la possibilità che ci sia una giornata unica dedicata agli altri appuntamenti elettorali. Infatti, il 20 settembre è la data del referendum sul taglio dei parlamentari e nel nord Sardegna gli elettori dovranno votare per le suppletive del Senato, dopo la scomparsa di Vittoria Bogo Deledda, eletta con il Movimento 5 stelle.
Una decisione che non è piaciuta all’opposizione del Consiglio regionale che ha contestato la scelta e attaccato duramente la Giunta. È il capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, a puntare il dito sottolineando che l’esecutivo “è incapace di rispettare le leggi, anche quelle che propone”. Il consigliere regionale cita due leggi una regionale e l’altra nazionale, che indicavano una strada diversa rispetto alla scelta della Giunta: “Durante la pandemia abbiamo approvato una legge in Consiglio regionale per far slittare il periodo per le elezioni dal 25 ottobre al 29 novembre. Nel testo, però, è prevista soltanto la domenica e non due giorni”. La legge statale, invece, ha aperto una ‘finestra’ elettorale tra il 15 settembre e il 15 dicembre, indicando, però, il 20 e 21 settembre come date.
Il problema, quindi, non riguarda tanto i tempi se non per l’opportunità di accorpare la chiamata alle urne in un solo giorno, ma la sovrapposizione di due testi di legge: “Sarebbe stato più opportuno applicare la legge statale e fissare come date per le elezioni quelle di domenica 20 e lunedì 21 settembre, le stesse previste per il referendum e per le suppletive, facendo così risparmiare alle casse pubbliche oltre 9 milioni di euro”. L’altra ipotesi sarebbe stata seguire i dettami della legge regionale e votare in una sola giornata: “Consigliamo alla Giunta di adoperarsi nella scrittura di leggi chiare, inoppugnabili e tese al contenimento della spesa pubblica. O quantomeno di esimersi dal presentarne di altre platealmente sbagliate”.
Tra i 160 Comuni che andranno al volto sono quattro che superano i 15mila abitanti e per i quali è previsto l’eventuale turno di ballottaggio se nessuno dei candidati sindaco riesce a superare il 50 per cento al primo turno. Si tratta di Nuoro che è anche capoluogo di provincia, Quartu, Sestu e Porto Torres. Sono sei i Comuni che fanno parte della Città metropolitana di Cagliari, trentuno in Provincia di Nuoro e quarantuno in quelle di Sassari, Oristano e Sud Sardegna. Il centro più grande al voto è Quartu con quasi settantamila abitanti, mentre il centro più piccolo è Bidonì, in provincia di Oristano con 147 abitanti. A questa tornata elettorale riproverà a dare un’amministrazione ad Austis, paese in cui da cinque anni non si presenta nemmeno un candidato sindaco.
Matteo Sau