di Vito Fiori
Che ci fosse qualche scricchiolio nel campo largo lo si sapeva da tempo. Ciò che è avvenuto ieri, però, al di là delle ininfluenti conseguenze sul piano pratico, rischia di mettere a repentaglio i rapporti tra Cinquestelle e Pd, gli assi portanti della maggioranza che governa la Regione. E la nota diffusa questa mattina dai dem, infarcita del solito politichese, non aiuta a capire la situazione, almeno ufficialmente. La nomina dei commissari delle aziende sanitarie isolane, di fatto, è stato un vero e proprio blitz della presidente Alessandra Todde: pur di procedere a ogni costo, ha sostenuto la teoria dei 45 giorni utili dopo la legge di riordino (scadevano appunto ieri) per scalzare gli attuali direttori generali.
Insomma, che la Todde ci tenesse alla sanità era risaputo. Ma, dopo aver costretto l’amministrazione regionale a quattro mesi di esercizio provvisorio, imponendo la sua agenda delle priorità, questa frenesia potrebbe rivelarsi un boomerang. Intanto perché la riforma sanitaria, già bloccata a Roma, potrebbe essere impugnata dal Governo, e poi, aspetto non trascurabile, perché una spaccatura interna alla giunta non sarebbe proprio il massimo, a poco più di un anno dalle elezioni. I malumori sono quotidiani, Progressisti e democratici in alcune occasioni li hanno anche manifestati apertamente, sempre senza mettere in discussione l’alleanza e il fine ultimo della legislatura: un cambio radicale rispetto al passato.
Nessuno dice nulla sui nomi dei commissari, a qualcuno sfugge (a microfoni spenti) che molti dei manager scelti non siano riconducibili ad aree politiche specifiche ma che stanno con chi li nomina, poco importa se di centrodestra o di centrosinistra – il caso di Angelo Serusi che passa dalla Asl di Oristano ad Areus. La verità, si dice nei corridoi, è che a decidere sui nomi è stata la stessa Todde che sul tema non ha indugiato nemmeno per un attimo. Soprattutto perché i dem, sempre voci di corridoio, non avrebbero proposto alcun nome e, per la ricerca, chiedevano altri 10 15 giorni di tempo, non senza aver prima storto il naso sulle indicazioni altrui. Ma la Todde non ha concesso dilazioni in ragione dei tempi arrivati al limite.
Sta di fatto che oggi i grandi alleati sono separati in casa. E parlare di non condivisione di metodo e di procedure significa assumere una posizione chiara, chiarissima, del tipo: questa ve la passiamo ma, attenti, la prossima volta tocca a noi. Insomma, niente di nuovo sotto il sole di primavera, giusto piccole scaramucce che in politica possono anche starci. Certo, con i prossimi appuntamenti, su tutti il sostituto di Massimo Deiana all’Autorità portuale della Sardegna, che, questo sì, dovrà essere una figura condivisa tra Regione e ministero delle Infrastrutture. Senza comunque tralasciare i nuovi direttori generali delle Asl. Per questi ci saranno sei mesi di tempo, magari saranno sufficienti al Pd e agli altri partiti per individuarli e, in nome di una possibile ritrovata unità, per dividerseli come tra buoni amici, pardon, alleati.