“Alla conta di ieri notte i detenuti in regime di 41 bis nel carcere di Bancali erano 67. Ne arriveranno una decina ancora, alla spicciolata. Poi il grande sfregio alla Sardegna sarà compiuto. In meno di 15 giorni, con voli di stato, segreti e criptati, hanno trasformato il carcere di Bancali in una vera e propria polveriera di mafia e camorra”, lo ha ribadito il deputato Mauro Pili (Unidos) dopo aver concluso ieri in tarda serata la visita ispettiva nel carcere di Bancali, a pochi chilometri da Sassari, dove sono stati sistemati capimafia in regime di 41 bis.
“Ci sono tutti, dal braccio destro del capo dei capi al numero uno dei Santapaola, dal Padrino alla mente delle stragi che hanno funestato Campania e non solo. Trasportati a due a due, svuotando le celle dei 41 bis di mezza Italia e trasferiti i vertici di mafia e camorra in Sardegna. Un atto vigliacco e gravissimo dello Stato – ha detto Pili – che mette l’intera isola a rischio infiltrazioni. Da anni lo denuncio, ed ora anche i magistrati di primo piano lanciano l’allarme. Concentrare su unico carcere questo tipo di personaggio non solo è una follia politica ma è un errore madornale sul piano della lotta alla mafia. Si è trasformato il carcere di Bancali in un grande centro di coordinamento della mafia, della camorra e della ‘Ndrangheta”.
Nello stesso comunicato Pili fa il punto sugli uomini in servizio: “Agenti ridotti all’osso, sia nell’ordinario che nel braccio dei capimafia. Sui 425 agenti previsti nella pianta organica ce ne sono in servizio appena 309. Un buco di 116 agenti che pesa nella già complessa gestione della sicurezza di un carcere di quella portata. Niente vigilanza esterna, passeggi sui muri praticamente inesistenti. E lo stesso corpo speciale che si occupa dei 41 bis è ridotto ai minimi termini. In servizio ce ne sono appena 40 ma dovrebbero essere più del doppio. Per non parlare del servizio sanitario. Totalmente inesistente. Un modestissimo lettino per le visite e una cardiolina. Poi per il resto solo tubi a mezz’aria per collegare acqua e corrente per attrezzature che non ci sono e non arriveranno. Una gestione sanitaria che rischia di mandare in tilt la stessa struttura del Pronto intervento della Asl che dovrà sottrarre mezzi e uomini al territorio per soddisfare le esigenze del carcere”.