L’assessore Erriu: “Cancelleremo tutte le otto Province”

Cristiano Erriu (Pd), l’assessore agli Enti locali, spiega impostazione e contenuti sulla riforma che definirà il nuovo sistema amministrativo regionale.

«Cancelleremo tutte le otto Province, perché gli enti intermedi storici, cioè Cagliari, Oristano, Nuoro e Sassari, quelli che salviamo in questa fase di transizione, non esisteranno più nella forma che conosciamo oggi: diventeranno enti di secondo livello, così come prevede il decreto nazionale a firma del sottosegretario alla Presidenza Graziano Delrio». È questa la prima certezza sul riordino del sistema amministrativo regionale al quale sta lavorando l’assessore Cristiano Erriu che continua il suo tour nell’Isola per concordare la riforma con i sindaci. «Regole – sottolinea l’esponente della Giunta – da scrivere tutti insieme, visto che definiranno il nuovo ordine di servizi essenziali come le scuole, la viabilità e l’ambiente». Resta invece da stabilire se Cagliari diventerà solo Città metropolitana oppure continuerà a essere anche una provincia.

Assessore, da otto enti intermedi a quattro, comunque si chiameranno. In Gallura, in Ogliastra, nel Sulcis e nel Medio Campidano, dove scatterà a breve la definitiva liquidazione delle Province, l’accuseranno di un ritorno al passato negando il diritto all’autodeterminazione.

«Proprio questo non si potrà dire. La nostra riforma si fonda sul rispetto della volontà popolare espressa a maggio 2012 dai sardi, i quali bocciarono sia i nuovi enti intermedi, con referendum abrogativo, sia le vecchie, attraverso la richiesta di parere consultivo. Fosse per questa Giunta, avremmo già inserito nel riordino regionale tutti otto gli enti intermedi attuali, ma Cagliari, Oristano, Nuoro e Sassari sono di rango costituzionale e potranno essere cancellati solo quando il Parlamento approverà la legge di revisione della Carta».

Sul decreto Delrio nessuna osservazione da fare?

«Il percorso indicato dal Governo è esattamente quello che stiamo seguendo noi: le Province diventeranno enti di secondo livello. Ma questa sarà la fase 2 della riforma».

La fase 1 qual è?

«Mettere in sicurezza le funzioni attuali e spazzare via i sistemi di sottopotere che sono un costo enorme e inutile per i contribuenti».

Come si fa a tutelare le funzioni?

«Si tratterà di decidere chi si occuperà di gestire i servizi, come ad esempio i 3mila chilometri di strade provinciali. Lo stesso discorso di garanzia va esteso alle scuole e all’ambiente».

Non trova che sia anti-politica scaricare il mal funzionamento degli enti intermedi sugli stipendi delle Giunte provinciali e sui gettoni di presenza dei consiglieri?

«Di fatto è un doppione, dal momento che gli stessi compiti possono essere svolti dai sindaci, quindi da amministratori che già ricevono un compenso pubblico».

Per sistema di sottopotere intende incarichi esterni e consulenze?

«Intendo tutto quello spreco di denaro che non ha rappresentato un valore aggiunto per l’efficienza dei servizi».

Ci saranno tagli sull’occupazione?

«Il riordino degli enti locali sarà un’opportunità anche per migliorare la qualità del lavoro».

Se a Roma tardano, nel 2015 a Cagliari, Oristano, Nuoro e Sassari si dovrà tornare al voto?

«La velocità, o meno, del Parlamento non dipende dalla Regione. La nostra prima scadenza, per quel che ci compete, è chiudere entro il 31 dicembre la perimetrazione dei territori: è un obbligo di legge. I Comuni devono associarsi, perché i servizi saranno erogati seguendo processi di cooperazione».

All’apparenza si tratta di una spinta positiva, ma la vera ragione è che mancano i soldi.

«Un problema col quale bisogna fare i conti, evitando che l’assenza di risorse si traduca in mancate prestazioni da parte delle pubbliche amministrazioni. Per questo le forme associative sono una buona soluzione per compensare la riduzione dei fondi rispetto al passato».

I Riformatori hanno lasciato pronto qualcosa?

«I Riformatori, che pure si intestano il referendum, non hanno fatto nemmeno quello. I protagonisti sono stati i sardi. Io non ho avuto in eredità alcuna riforma sugli enti locali, a parte al cancellazione della parola “Provincia” dallo Statuto. Nella precedente legislatura ci sono stati solo tanti effetti speciali che il centrodestra ha accompagnato con fiumi di parole e cinque commissariamenti fine a se stessi».

Tra i cinque enti commissariati c’è anche Cagliari: avete già deciso se verrà solo trasformata in Città metropolitana, come prevede il decreto Delrio, oppure conserverà anche il rango di provincia o di enti di secondo livello?

«La discussione è aperta. Al momento non si può escludere alcuna ipotesi. La soluzione più probabile è che saranno i Comuni del territorio a scegliere. Di certo, la trasformazione in Città metropolitana è un’occasione da non perdere, perché varrà il trasferimento di moltissime risorse da parte dello Stato».

Alessandra Carta
(@alessacart)

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