Una nuova stagione di diritti per le donne e il riscatto dei territori. Sono i due pilastri del Manifesto per il cambiamento lanciato dalle donne di Campo Progressista per la campagna elettorale in vista delle Regionali 2019. “Vogliamo sconfiggere con l’unità delle forze democratiche chi fa della discriminazione sociale, etnica, religiosa e politica i propri cavalli di battaglia. Decisivo è e sarà il ruolo delle donne nella costruzione di un progetto concreto e condiviso di società, che dia risposte vere e realizzabili ai problemi delle persone”, sottolineano in un documento le donne che appoggiano Massimo Zedda alle prossime consultazioni.
“Oggi la parola cambiamento è abusata e stravolta: per noi donne cambiare significa affrontare i problemi e le difficoltà con un approccio diverso, basato non sulla retorica e sulle false promesse ma sulle competenze, le capacità e le opportunità delle persone e dei territori. Cambiare significa modificare e rinnovare valorizzando le conoscenze e le esperienze fatte”, scrivono sottolineando la necessità dell’impegno femminile in politica. “La nostra Regione si deve dotare di strumenti che pongano fine alla drammatica condizione di soprusi e violenze a cui troppe donne sono quotidianamente sottoposte”.
Non manca il tema del lavoro, “noi donne conosciamo molto bene il valore del lavoro come arma di riscatto e di dignità e crediamo che dal lavoro sia necessario ripartire, perché è attorno al lavoro che si costruisce il patto sociale e si misura la qualità di una democrazia, contro la precarietà, contro il ricatto del bisogno” e la lotta allo spopolamento, “vogliamo costruire un piano speciale contro lo spopolamento attraverso un progetto basato sulle economie locali, sulle vocazioni dei territori, sul rispetto dell’ambiente, con un sistema di trasporti capillare e un supporto alle attività produttive locali, nuove ed esistenti, con bonifiche e ricoversioni in chiave produttiva dei beni industriali o militari dismessi, derogando al piano di razionalizzazione sanitaria regionale (con particolare riferimento ai punti nascite e alle guardie mediche) e al piano di dimensionamento scolastico imposto da Roma, favorendo anche l’accoglienza e l’integrazione di migranti attraverso percorsi di cittadinanza attiva”, spiegano.
E ancora i trasporti (con “il potenziamento dei collegamenti interni e dei collegamenti con la penisola e l’Europa per rendere operativa la continuità territoriale della Sardegna”) e il turismo (“vogliamo incrementare e migliorare le azioni di supporto alla crescita del settore turistico nell’ottica di destagionalizzare il settore e valorizzare i patrimoni storico culturali, paesaggistici, ambientali ed enogastronomici delle zone interne, con la massima attenzione alla sostenibilità e alla accessibilità per tutte le persone”). “Per fare tutto questo dobbiamo sfruttare le opportunità che l’Europa ci offre, sia in termini culturali che in relazione all’accesso ai fondi, con l’obiettivo di rendere la Sardegna un luogo che offra a tutte e tutti la possibilità di restare e non l’obbligo di partire”, sottolineano le militanti.
Nella foto: Francesca Ghirra, Margherita Zurru e Marzia Cilloccu